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Spread in leggero calo, ma è allarme liquidità per il 2019. La vera incognita è l’asta Btp di gennaio

Spread in leggero calo, ma è allarme liquidità per il 2019. La vera incognita è l’asta Btp di gennaio

Intanto gli alleati della Lega in Europa appoggiano la Commissione europea K metro 0 – Milano – Spread a 300 punti stamattina alle 9. In leggero calo dunque, dopo aver sfiorato quota 330 tre giorni fa. Ma si profila un vero e proprio allarme liquidità per il prossimo anno. Un forte segnale era già arrivato d’altra

Intanto gli alleati della Lega in Europa appoggiano la Commissione europea

K metro 0 – Milano – Spread a 300 punti stamattina alle 9. In leggero calo dunque, dopo aver sfiorato quota 330 tre giorni fa. Ma si profila un vero e proprio allarme liquidità per il prossimo anno. Un forte segnale era già arrivato d’altra parte nei giorni scorsi dalla fredda accoglienza riservata alla 14esima emissione del Btp Italia, il primo emesso da quando è entrato in carica il nuovo governo «gialloverde».

Il momento più delicato per l’Italia è atteso però in gennaio, quando ci saranno le aste Btp più importanti. Una preoccupazione sempre più pressante per ministro per gli Affari europei Paolo Savona, che ha dichiarato ieri la necessità di cambiare la Manovra. Già. Proprio colui che ha rischiato di far saltare il governo, bocciato dal presidente Sergio Mattarella al dicastero di via XX Settembre; proprio il politico ed economista che aveva minacciato Bruxelles e ideato un piano B per l’Italia per l’uscita dall’euro, ormai è consapevole che non conviene andare allo scontro con con l’Europa. E Lo stesso ministro dell’Economia e finanze Giovanni Tria ha aperto alla possibilità di una modifica della manovra di bilancio 2019, angosciato dall’altalenante andamento del differenziale di rendimento fra i titoli di Stato italiani e tedeschi, che minaccia i risparmiatori e allontana gli investitori. Lo stesso vicepremier Luigi di Maio ha espresso preoccupazione in un programma televisivo «se lo spread dovesse mantenersi alto per diversi mesi».

Rendimenti e spread dei titoli di Stato nazionali si sono difatti impennati da maggio in poi è perché chi investe in genere nei Bot e Btp italiani (soprattutto investitori esteri), ha smesso di farlo ritenendo il prezzo non compatibile con il rischio politico. Secondo Bankitalia, l’esposizione in titoli di Stato italiani è diminuita di 68 miliardi di euro dallo scorso maggio. Deflussi di tale portata si erano visti solo nella precedente crisi dello spread del 2011-2012.

Di recente la stessa Banca d’Italia per voce del vice di Ignazio Visco, Signorini, aveva rilevato che «gli obiettivi di crescita che il governo si propone grazie alla legge di bilancio sono troppo ambiziosi e l’impatto espansivo prefigurato troppo elevato». Non solo. «La crescita dei tassi d’interesse sul debito pubblico ha un effetto comparabile a una stretta monetaria, che vanificherebbe tutto l’impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio».

Mentre si aspetta di capire che direzione prenderanno le trattative in vista dell’apertura della procedura d’infrazione per deficit eccessivo nell’ambito della mancata riduzione del debito (Conte ha già invocato sanzioni spalmate nel tempo), si registra l’intervento fuori del coro dell’economista francese Jean Paul Fitoussi, docente di Economia all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi. Intervistato all’”Aria che tira” di La7, ha incoraggiato Tria ad andare avanti con la politica di bilancio annunciata. «Io non capisco più perché la Commissione europea chiede ai paesi con un’economia in rallentamento delle manovre di austerità» ha tuonato. Incalzato poi sui prossimi 5- 6 miliardi di euro d’interessi sul debito che l’Italia potrebbe sborsare nel 2019 a causa del rialzo dello spread, ha così risposto: «Siamo purtroppo sotto la tutela dei mercati finanziari, proprio perché manca un governo federale europeo. Se così fosse stato, infatti, la Banca centrale europea, avrebbe acquistato i titoli di Stato dei vari paesi del Vecchio Continente e il rialzo dello spread non si sarebbe verificato».

Nel frattempo, sulla manovra del governo Conte (e i conseguenti oscillamenti dello spread) si registra addirittura l’appoggio degli alleati della Lega a Bruxelles. Ungheria, Austria, Slovacchia insieme dichiarano «che la Commissione europea ha il nostro sostegno e che si può rilanciare l’economia e ridurre la disoccupazione rispettando il patto di stabilità».  Una bella botta per le aspirazioni sovraniste?

di Alessandro Luongo

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