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Il premier Conte a Bruxelles, una manovra tra cena e scena

Il premier Conte a Bruxelles, una manovra tra cena e scena

K metro 0 – Roma – Doveva essere una cena a due, al massimo allargata ai rispettivi consiglieri. Un faccia a faccia tra i massimi vertici di governo e Commissione. E invece Giuseppe Conte ha chiesto (e ottenuto) di presentarsi non da solo all’incontro con Jean-Claude Juncker. Con lui, domani sera al tredicesimo piano del

K metro 0 – Roma – Doveva essere una cena a due, al massimo allargata ai rispettivi consiglieri. Un faccia a faccia tra i massimi vertici di governo e Commissione. E invece Giuseppe Conte ha chiesto (e ottenuto) di presentarsi non da solo all’incontro con Jean-Claude Juncker. Con lui, domani sera al tredicesimo piano del Palazzo Berlaymont, ci sarà anche Giovanni Tria e forse anche Enzo Moavero Milanesi (ma la presenza del ministro degli Esteri al momento non è stata confermata).

Conte sosterrà che il dialogo con la Commissione continua. Juncker sarà disposto ad annuire cortesemente anche perché da mercoledì scorso la manovra di bilancio italiana è uscita dalla Commissione ed è già sul tavolo dell’eurogruppo.

Il problema è che all’esecutivo Ecofin, che si terrà il 3 dicembre, si potrebbe decidere la procedura di infrazione per l’Italia. È per questo che Conte, domani a Bruxelles, proverà a giocarsi tutte le cartucce tirando fuori un dossier di riforme, dismissioni di immobili e pacchetti di investimenti che dovrebbero annacquare una manovra che a Bruxelles viene giudicata troppo assistenzialista, molto ottimista dal lato della crescita (+1,5%) e completamente errata per i 22 miliardi in più di debito (+0,8%). Conte però vuole continuare a provarci e forse dopo capirà che ‘non c’è trippa per gatti’. Tra gli argomenti di Conte ci sarà quello dello slittamento in avanti delle due riforme spendaccione. L’entrata in vigore ad aprile del reddito di cittadinanza comporterebbe un notevole risparmio per il 2019. Così come una minor spesa ci potrebbe essere rallentando la revisione della legge Fornero.

Questa strada è stata già tentata dal ministro Tria che ha prospettato la discesa del rapporto deficit-pil dal 2,4 scritto nella manovra al 2,1-2,2% liberando risorse per ridurre l’indebitamento. Il problema è che a Bruxelles non capiscono perché tenere quei numeri, il 2,4% e lo 0,8% di debito, se si pensa di non spendere tutti i miliardi previsti. Contro il muro dei governi dell’eurogruppo il governo rischia quindi di andare a sbattere il 22 gennaio quando l’Ecofin dovrà decidere i tempi della procedura per debito. Se Conte arriverà a Bruxelles senza modifiche ai saldi di bilancio sarà molto difficile che Juncker possa andare oltre le generiche rassicurazione di cortesia. D’altra parte, il presidente della Commissione, malgrado sia stato recentemente più volte insolentito, non sarebbe la prima volta che accetta da un presidente del Consiglio italiano la richiesta di un incontro urgente.

Anni fa, quando Berlusconi, allora premier, si recò un sabato mattina con urgenza in Lussemburgo per incontrare l’allora collega Juncker per opporre ai giudici un legittimo impedimento.  Altra situazione quella di allora quando lo stesso Juncker esercitò la sua ironia con ripetuti “pat-pat” di consolazione a Berlusconi. La bocciatura della Commissione alla manovra era attesa come l’impennata dello spread che invece non c’è stata perché i mercati vedono la possibilità di un cambiamento di rotta del governo. Così, a Palazzo Chigi ed al Quirinale, si è tirato un sospiro di sollievo.

Dialogo, è la parola usata da Giuseppe Conte ed è la stessa che da tempo segna tutti gli interventi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al Quirinale apprezzano la continua interlocuzione di Palazzo Chigi con Bruxelles ed è diffusa la convinzione che basti qualche zero virgola in meno da parte del governo per poter dire di aver ottenuto il massimo ed evitare che buona parte delle risorse finiscano col finanziare lo spread. Ma finora, Conte non è riuscito a spuntare molto dai suoi due vice. Da ieri è sceso in campo il ministro delle Politiche comunitarie Paolo Savona che da qualche giorno sembrerebbe il più convinto sostenitore della necessità di modificare la manovra. Ieri Savona avrebbe avuto una riunione con i responsabili economici dei due partiti di governo. Dall’incontro ci sarebbe stata una cauta apertura leghista senza una corrispondente disponibilità grillina. Nel M5S il leader Luigi Di Maio, ormai, riesce a fatica a controllare la contestazione interna. Tornare indietro sul reddito di cittadinanza accettando solo di aumentare la dote del reddito di inclusione, per Di Maio significherebbe compromettere la sua leadership e la tenuta stessa del Movimento. Anche la manovra continua ad essere oggetto delle tensioni tra i due vicepremier. Conte cerca di prendere tempo nella speranza che i mercati possano frenare lo spread attorno a quota trecento permettendo al governo di arrivare almeno sino a maggio. Anche nella Lega sarebbe in atto una rivolta nel Nord. Ieri Umberto Bossi ha detto di ‘non vedere quale sia il traguardo della Lega’.

Dalla cena a Bruxelles, Giuseppe Conte, più che convincere Juncker, potrebbe tornare in Italia convinto da Juncker.

di Salvatore Rondello

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