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ISPI, è la prima volta che un governo italiano non farà parte di uno dei tre gruppi europei tradizionali

ISPI, è la prima volta che un governo italiano non farà parte di uno dei tre gruppi europei tradizionali

K metro 0 – Milano – Per la prima volta dalla fondazione del Parlamento europeo nel 1952, un partito al governo dell’Italia non apparterrà a uno dei tre gruppi europei tradizionali: PPE, ALDE, S&D. E la situazione attuale non sarà ribaltata alle prossime elezioni primaverili. «I partiti europei tradizionali perderanno un po’ di consenso ma

K metro 0 – Milano – Per la prima volta dalla fondazione del Parlamento europeo nel 1952, un partito al governo dell’Italia non apparterrà a uno dei tre gruppi europei tradizionali: PPE, ALDE, S&D. E la situazione attuale non sarà ribaltata alle prossime elezioni primaverili. «I partiti europei tradizionali perderanno un po’ di consenso ma avranno comunque la maggioranza» spiega a “Kmetro0” Elena Corradi, giovane Research assistant in Migrazione, Europa e global governance per ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale fondato nel 1934, riconosciuto tra i più importanti think tank dedicati allo studio delle dinamiche internazionali.

Di Alessandro Luongo

Cosa prevede Ispi per le elezioni europee 2019?

«Le nostre analisi, basate sull’autorevole testata Politico Europe indicano che i partiti tradizionali perderanno un po’ di consenso passando dal 63% al 58% ma manterranno la maggioranza; difficile invece quantificare la percentuale di voti in più che conquisteranno i partiti populisti, nazionalisti ed euroscettici».

Come andrà a finire con la Brexit, invece? Sembra sia stato raggiunto un accordo.

«Anche se è stata raggiunta una bozza di Brexit deal, la questione è tutt’altro che risolta. Una volta presentata la bozza, infatti, si è dimesso il ministro per la Brexit Dominic Raab e sono state inviate diverse lettere per attivare il voto di sfiducia: più o meno 25 ministri hanno dichiarato di averle mandate, ma ne servono 48 per attivarlo. Si prevede pertanto un EU summit straordinario il 25 novembre per portare a termine l’accordo (nel documento May ha accettato molte delle richieste europee).

Ma il vero passaggio difficile sarà quello con il Parlamento britannico, probabilmente a dicembre. Al momento sembra complicato che il deal sia approvato in Parlamento. Nelle prossime settimane il Primo ministro Teresa May cercherà di persuadere più Tories ribelli e membri dell’opposizione possibile».

La recente conferenza internazionale sulla Libia è stato un successo diplomatico per l’Italia, innanzi tutto, o è anche un primo passo verso la risoluzione del conflitto in quel paese?

«Il meeting si è concluso con un nulla di fatto; mancavano alcuni attori importanti come gli Stati Uniti, ad esempio. Il generale Haftar, invece, in dubbio fino all’ultimo momento non ha partecipato attivamente e la conferenza è terminata senza alcun accordo finale».

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