K metro 0 – Milano – Intervista a David Doninotti, Segretario generale Aice – Associazione Italiana Commercio Estero – Confcommercio Di Alessandro Luongo Fra l’Italia e la Libia si gli affari vanno a “gonfie vele”. Dal gennaio 2018 al giugno scorso difatti il business degli scambi fra Italia e il paese nordafricano è stato di
K metro 0 – Milano – Intervista a David Doninotti, Segretario generale Aice – Associazione Italiana Commercio Estero – Confcommercio
Di Alessandro Luongo
Fra l’Italia e la Libia si gli affari vanno a “gonfie vele”. Dal gennaio 2018 al giugno scorso difatti il business degli scambi fra Italia e il paese nordafricano è stato di circa 2,7 miliardi di euro, che su base annuale vale circa 6 miliardi. Il dato rilevante è che si è registrato un incremento del 51 per cento grazie a un 74 per cento in più d’importazioni. E a trainare l’impennata è stata soprattutto la Lombardia, con Pavia, Milano, Bergamo, Mantova e Brescia in prima fila. S’importano petrolio e minerali, dunque, e si esporta manifatturiero. Vale a dire, prodotti petroliferi raffinati, apparecchi elettrici, macchinari, alimentari e metalli. Vale la pena approfondire il discorso dunque con David Doninotti, Segretario generale Aice – Associazione Italiana Commercio Estero – Confcommercio.
Doninotti, come si spiega quest’aumento del 20 per cento annuo d’interscambio con la Libia nel contesto della crisi di quel paese?
«La Libia tradizionalmente è un partner storico per l’Italia, che è sempre stato il primo fornitore europeo del Paese africano. La ripresa delle relazioni commerciali coincide con una fase di relazioni internazionali particolarmente intensa. Credo sia opportuno puntualizzare la novità di questo dato, in un quadro di rapporti economici con un mercato più limitato per gli scambi, rispetto ad esempio a quelli di altre aree geografiche con caratteristiche simili.
Molte nostre imprese che operavano con la Libia in passato sono propense a riprendere le relazioni e a collaborare, e questo può essere alla base di sviluppi positivi anche in futuro, ce lo auguriamo».
Le nuove elezioni in Libia ventilate nel 2019 -di cui si è parlato anche nella conferenza internazionale sulla Libia tenuta nei giorni scorsi a Palermo – potrebbero favorire ancora più gli scambi Italia- Libia? Vale a dire una Libia più stabile aumenterebbe gli scambi con noi?
«Certamente la stabilità è un elemento sempre importante per gli scambi giacché entra a far parte di quegli elementi che raggruppiamo nel rischio Paese. Si tratta di un elemento importante che può influire sulle scelte delle imprese già orientate su quel mercato. D’altro canto, una stabilizzazione politica del Paese porterà a maggiore concorrenza internazionale su quel mercato».
Leggo che importiamo petrolio ed esportiamo nel manifatturiero. Di cosa ha più bisogno la Libia ora e di cosa avrà bisogno in futuro?
«L’economia libica si basa quasi esclusivamente sulle risorse naturali. Non avendo tradizione manifatturiera, essa ha bisogno in pratica di tutto. I principali settori dell’export lombardo sono: apparecchi elettrici con 17 milioni in sei mesi, macchinari con 10 milioni, alimentari con 9 milioni, metalli con 7 milioni. Si tratta di rapporti economici che hanno resistito nel tempo e che negli ultimi mesi sono aumentati. Ci possiamo immaginare che anche la futura domanda vada su questi settori, che già hanno un ingresso nel Paese, con la possibilità, se emerge una fase crescente, di ampliare anche a nuovi comparti».