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Cittadinanza, sicurezza e migrazione: nuova civiltà all’ insegna della multiculturalità europea – Intervista al Prefetto Michele Di Bari

Cittadinanza, sicurezza e migrazione: nuova civiltà all’ insegna della multiculturalità europea – Intervista al Prefetto Michele Di Bari

K metro 0 – Reggio Calabria – di Franco Luzza e Margherita  Tedesco – Intervista al Prefetto di Reggio Calabria dott. Michele Di Bari Negli ultimi vent’anni il fenomeno dell’immigrazione si attesta come una grande sfida verso la politica europea, dentro la quale è in discussione il concetto di multiculturalità. Gli scenari odierni collegati all’immigrazione implicano profonde

K metro 0 – Reggio Calabria – di Franco Luzza e Margherita  Tedesco – Intervista al Prefetto di Reggio Calabria dott. Michele Di Bari

Negli ultimi vent’anni il fenomeno dell’immigrazione si attesta come una grande sfida verso la politica europea, dentro la quale è in discussione il concetto di multiculturalità. Gli scenari odierni collegati all’immigrazione implicano profonde riflessioni sull’ “uguaglianza” e su “norme” ben specifiche da parte dei governi, che non devono essere prodromi in cui viene frantumata la natura dell’individuo e, neanche mischiata a quei processi storici eterogenei, ma inquadrati a un “relativismo culturale” che riesce a riconoscere le ragioni del dialogo e del rispetto in una Europa più civile, multiculturale e multietnica, tutelata dalle sue radici.

Cittadinanza: Il pluralismo multietnico apre scenari molto importanti sul tema della cittadinanza: secondo lei oggi è integrata in un contesto geopolitico europeo?

Il processo di globalizzazione e i consistenti flussi migratori degli ultimi decenni hanno riportato al centro del dibattito politico e istituzionale il tema della cittadinanza. Una comunità cosmopolita si sta formando, lentamente, tessendo legami di solidarietà oltre i confini nazionali e oltre le barriere convenzionali. Una società civile globale sta nascendo, dando vita a inedite forme di solidarietà, di interconnessione e scambio, nuovi legami interculturali, intergenerazionali, e persino interstatuali.

Ulrich Beck, famoso sociologo tedesco scomparso di recente, parla di metamorfosi del mondo, un cambiamento, più che di scala, di paradigma, di parametri di conoscenza; una metamorfosi, che riconduce alle vetuste certezze e riguarda tutti perché modifica radicalmente i rapporti tra organizzazioni e individui. A questi ultimi, tocca prenderne atto e ridisegnare le istituzioni in forma consona affinché i cambiamenti epocali, cui non diventino fattore di destabilizzazione radicale.
Le Città, in tale contesto, saranno decisive e con esse il tema della cittadinanza. Ad esse è affidato il compito di collegare governance locale e globale, anche perché è al loro interno che le persone vivono ed affrontano le difficoltà ed i rischi ed emergono nuove generazioni chiamate ad essere capaci di futuro, di speranza, di cognizione e pratica del digitale, ma devono anche essere, come sostiene Beck, consapevoli che il mondo è ormai una realtà a complessità crescente e le sfide che ci pone sono sempre più diversificate e urgenti.

Il ruolo strategico delle città nella sempre più fitta rete di crescente globalizzazione ripropone con forza il tema della cittadinanza, che se indica uno status, un’appartenenza, l’essere cittadini di un luogo fisico, con i diritti e i doveri connessi, implica anche un sistema di valori cui riferirsi per rendere più giusta e solidale l’esistenza umana. Ed è questa seconda accezione di cittadinanza che entra in gioco di fronte ai cambiamenti in atto.

La coesistenza di culture differenti, la multiculturalità cioè, impone scelte di interculturalità, di valorizzazione di differenze, che diventano, se vissute nel rispetto delle regole, occasione di ricchezza, di civiltà, di “dono” reciproco. Torna la centralità di un altro tema quello del “senso civico”, imprescindibile in società multiculturali: la serena convivenza civica è possibile nel rispetto di determinate condizioni e che non è moralmente lecito sfruttare ovvero scalfire il patrimonio comune di valori senza impegnarsi a custodirlo e migliorarlo.

In sintesi, è necessario costruire un senso di appartenenza comune. Tutto ciò implica educazione e formazione costante, ma anche vigilanza e controllo.

Quali segnali arrivano in Calabria su questo tema e come si muovono le istituzioni?

La Calabria e la Città Metropolitana di Reggio sono stati tra i luoghi maggiormente interessati dagli sbarchi, 317 secondo i dati del Ministero dell’Interno. Vi sono stati tra i cittadini segnali di solidarietà e di accoglienza. Già a partire dagli anni ’90 esperienze di accoglienza di migranti e rifugiati sono state promosse, soprattutto all’interno di piccoli comuni calabresi per fronteggiare i processi di abbandono e spopolamento, favorendo l’integrazione in loco.

L’impatto è stato nel complesso significativo, sotto il profilo culturale, economico e istituzionale, ma è un processo che va assolutamente governato. Nella Piana di Gioia Tauro dove si registra una consistente presenza di cittadini extracomunitari impegnati nelle aziende agrumicole del luogo, non sono mancate nuove strutture, riservando particolare attenzione alla prevenzione ed al contrasto dei tentativi di sfruttamento della manodopera, dell’antica piaga del “caporalato” come del lavoro nero.

Sicurezza: La macro e la microcriminalità è molto diffusa sul territorio regionale, dentro il quale spesso emergono delusioni, disagi e scenari repressi. Quanto incidono sui cittadini e specialmente sui giovani, che spesso abbandonano la loro terra andando verso il nord Europa?

La Regione Calabria presenta condizioni strutturali che necessitano notevoli sforzi per recuperare una autentica valorizzazione del, pur cospicuo, capitale sociale e umano. In fuga sono specialmente i giovani e i giovani laureati, risorse intellettuali di cui la Calabria ha assolutamente bisogno. Si tratta di un nuovo fenomeno migratorio determinato innanzitutto dalla mancanza di lavoro e dall’insufficiente produzione di ricchezza: il reddito per abitante copre appena il 65% della media nazionale e con il 19% delle famiglie con reddito inferiore ai 12.000 euro. Alla debolezza del sistema socio-economico , si accompagna una fragilità delle autonomie locali e delle ancora lontane dal raggiungere standard di trasparenza e capacità di modernizzazione e innovazione;
Inoltre, il ritardo socio-economico va costantemente messo in relazione anche alla presenza di una criminalità particolarmente pericolosa, la ‘ndrangheta , con estensioni ormai internazionali.
La sua presenza mortifica le energie locali, pur importanti, ma soprattutto indebolisce la volontà di fare impresa da parte dei giovani. Se manca ancora una consolidata e diffusa cultura imprenditoriale, è pur vero che laddove essa riesce ad esprimersi lo fa con grande intelligenza e con grande coraggio.

L’azione complessiva dello Stato per contrastare e debellare tali organizzazioni ha conseguito, specie negli ultimi tempi, risultati di straordinario livello, ma tale impegno non può prescindere da politiche culturali e di formazione delle coscienze in grado erodere il contesto sociale e culturale che consente alle organizzazioni criminali di innovarsi, riprodursi, diffondersi.

Per la naturale ubicazione geografica la Calabria è una regione con enormi potenzialità, a volte repressa da fenomeni che violano regole e le leggi dello stato. Esiste una strategia nazionale ed Europea di cooperazione tra le forze dell’ordine che salvaguardia il territorio e contrasta tali fenomeni?

Una delle caratteristiche principali della c.d. postmodernità è il cambiamento e soprattutto la velocità e le incognite insite nel cambiamento stesso. Una delle leve di tale condizione è rappresentato dal vasto impiego delle tecnologie digitali, che hanno in sostanza, come sostengono gli studiosi più autorevoli, ridotto lo spazio fisico degli scambi e, come si suol dire, “deterritorializzato” gli stati e le società, nonché globalizzato i mercati e le relazioni in genere a partire da quelli economici e finanziari.

Inevitabili i riflessi sull’evoluzione del crimine anch’esso sempre più delocalizzato e conseguentemente sulle strategie di contrasto sottoposte a processi sempre più repentini di adeguamento e a nuove sfide, a nuovi confronti, a nuove minacce: dall’allarme terrorismo, alle nuove forme di cyber crime, all’aggravarsi dei fenomeni di corruzione, fino all’emergenza migratoria e ai traffici illeciti. Si assiste , in particolare , all’emergere di nuove fenomenologie criminali, ma anche di più insidiose interrelazioni intrecciate ad una multiformità di scenari criminali, nonché ad una pericolosa compenetrazione tra il mondo degli affari e quello delle organizzazioni criminali, reso possibile anche per la corruzione di rappresentanti del mondo istituzionale, di imprenditori e di professionisti, alla ricerca della massima utilità e della ricerca di percorsi criminali sempre più criptici ed elusivi.
Ad un contesto criminale sempre più complesso , la cooperazione tra le Forze di Polizia riesce a sviluppare significative linee di indirizzo nella direzione dell’intensificazione dello scambio di informazioni sui fenomeni criminali emergenti; dell’individuazione delle migliori procedure operative di contrasto; della diffusione delle esperienze investigative rivelatesi di maggiore efficacia; ma anche della definizione anche di proposte per rendere omogenee le legislazioni a livello europeo ed internazionale.

Le strategie di contrasto devono tuttavia non solo monitorare la realtà o cogliere le trasformazioni criminali sul piano dell’evidenza storica, ma come ci ha insegnato Zenone con il suo paradosso, occorre sviluppare e potenziare soprattutto gli strumenti di natura informativa ed investigativa e quindi agire prevalentemente sotto il profilo preventivo, anticipando le strategie e i tatticismi criminali.

Migrazione: Il Programma Nazionale del Fondo Asilo Migrazione Integrazione 2014-2020 (Fami), definito dalla commissione europea “policy dialogue”, è attestato come un importante strumento. Come funziona il programma?

Il “Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020” (Fami)” è uno strumento finanziario istituito con Regolamento UE n. 516/2014 con l’obiettivo di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione e rimpatrio. Si tratta di un supporto agli Stati per rafforzare e sviluppare tutti gli aspetti del sistema europeo comune di asilo per sostenere la migrazione legale verso gli Stati membri e promuovere politiche di serena integrazione dei cittadini di Paesi terzi nelle società ospitanti, ma anche interventi di rimpatrio che contribuiscano a contrastare l’immigrazione illegale.

In Italia l’Autorità Responsabile è il Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del ministero dell’Interno, cui è attribuita anche una funzione di verifica e controllo, attuata secondo linee guida e strutture operative condivise con la Commissione europea. L’impegno è intensissimo e delicato ed il Dipartimento sta svolgendo un lavoro encomiabile.

La presenza dei migranti in Calabria pone una serie di interrogativi sulla gestione e sui loro diritti, poiché spesso emergono abusi sociali. Cosa si sta facendo per contrastare il fenomeno di caporalato e le attività in materia di sfruttamento nei campi?

L’attenzione sotto questo punto di vista è massima. Il fenomeno è sottoposto ad un costante monitoraggio che da tempo, in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, programma mirati servizi di controllo e prevenzione sull’intero territorio e, in special modo, nella Piana di Gioia Tauro e nella Locride.
Straordinario in proposito l’impegno del Questore, del Comandante provinciale dei Carabinieri e del Comandante provinciale della Guardia di Finanza, oltre al personale dell’Ispettorato del Lavoro e del Dipartimento di prevenzione. Assolutamente significativi sono stati i risultati conseguiti.

Secondo lei esiste una chiave per il futuro che schiude la cultura ermetica del nazionalismo etnico e apre scenari di connivenza tra popoli di cultura ed etnie diverse?

Nella società planetaria tutte le culture sono alla ricerca di riconoscimento. Ma tale riconoscimento non può scaturire solo dall’affermazione delle differenze o delle identità. Il valore di una cultura è misurabile in rapporto alla capacità di donare, di confrontarsi, ma soprattutto dalla capacità di rispettare ed osservare le leggi. Su ciò non possono esserci deroghe. Le culture dovranno giocoforza per sopravvivere a sé stesse coniugare insieme differenza e solidarietà in cui tutti siano in grado di donare, ricevere, restituire umanità.

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