K metro 0 – Milano – Il ministro dell’Economia Giovanni Tria finora non si è fatto intimorire da nessuno. Né da Bankitalia né dal Fondo monetario internazionale. La manovra 2019 (37 miliardi), com’è noto, è stata bocciata dall’Ue che ha lanciato un ultimatum di correzione all’Italia entro le prossime due settimane. “Kmetro0” ha interpellato sul
K metro 0 – Milano – Il ministro dell’Economia Giovanni Tria finora non si è fatto intimorire da nessuno. Né da Bankitalia né dal Fondo monetario internazionale. La manovra 2019 (37 miliardi), com’è noto, è stata bocciata dall’Ue che ha lanciato un ultimatum di correzione all’Italia entro le prossime due settimane. “Kmetro0” ha interpellato sul tema un docente universitario di Milano, Carlo Secchi, ex rettore della Bocconi di Milano, attuale professore di Politica economica europea. Tiene subito a precisare, però, «che quelle finora espresse dalla Commissione Ue non sono critiche ma l’applicazione di regole e trattati sottoscritti da noi nel Patto di Stabilità e che la Commissione deve farle rispettare ed evidenziare eventuali deviazioni».
Per lui uno scenario senza l’Italia in Europa non è immaginabile. «Il nostro paese è molto integrato con l’economia europea ed è un grande esportatore, il secondo dopo la Germania. Basti pensare che l’interscambio fra la Lombardia e il Baden–Württemberg (uno dei 15 stati federati della Germania stessa) è di gran lunga maggiore di quello fra la stessa Germania e la Cina.
Cosa farebbe l’Italia senza l’Europa?» si chiede il docente. «Non abbiamo materie prime, siamo fortemente votati all’export e svolgiamo in delicato ruolo nella cooperazione». E non dobbiamo dimenticarci i vantaggi di far parte dell’Unione europea. Come la regolamentazione della libera circolazione delle persone, ad esempio, o l’abolizione del roaming per la telefonia mobile e altri ancora. «Uscire dall’Europa sarebbe una scelta dissennata e finora a mio avviso si è trattato di boutades con forte valenza elettorale.
L’Europa ha invece grande interesse a tenere unità a sé l’Italia anche per motivi civili e culturali. Meno importante è per il Vecchio Continente invece il Regno Unito: sia dal punto di vista della finanza sia del commercio, e già si vedono i primi effetti negativi della Brexit».
di Alessandro Luongo