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L’Europa dà tre settimane all’Italia per presentare un nuovo documento programmatico di bilancio

L’Europa dà tre settimane all’Italia per presentare un nuovo documento programmatico di bilancio

K metro 0 – Bruxelles – Per la prima volta la Commissione europea richiede la presentazione di un documento programmatico di bilancio riveduto, avendo riscontrato nel documento presentato dall’Italia per il 2019 un’inosservanza particolarmente grave delle raccomandazioni in materia di bilancio che il Consiglio aveva rivolto al Paese lo scorso 13 luglio. Conformemente alle norme

K metro 0 – Bruxelles – Per la prima volta la Commissione europea richiede la presentazione di un documento programmatico di bilancio riveduto, avendo riscontrato nel documento presentato dall’Italia per il 2019 un’inosservanza particolarmente grave delle raccomandazioni in materia di bilancio che il Consiglio aveva rivolto al Paese lo scorso 13 luglio. Conformemente alle norme pertinenti, la Commissione ha adottato un parere in cui chiede all’Italia di rivedere il documento programmatico di bilancio entro tre settimane.

L’articolo 7, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 473/2013 stabilisce che, qualora in casi eccezionali, previa consultazione dello Stato membro interessato entro una settimana dalla presentazione del progetto di documento programmatico di bilancio, la Commissione riscontri un’inosservanza particolarmente grave degli obblighi di politica finanziaria, questa può chiedere che sia presentato un documento programmatico di bilancio riveduto quanto prima e comunque entro tre settimane dalla data del suo parere.

La Commissione ha rilevato inoltre che il programma presentato dall’Italia non è in linea con gli impegni presentati dal Paese nel programma di stabilità dell’aprile 2018. Valdis Dombrovskis Vicepresidente responsabile per l’Euro e il dialogo sociale, nonché per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’Unione dei mercati dei capitali ha dichiarato: “la zona euro poggia su un forte rapporto di fiducia, sostenuto da norme che sono uguali per tutti. È nostro compito e nostro dovere difendere l’interesse comune e gli impegni reciproci assunti dagli Stati membri. Il debito italiano è tra i più elevati d’Europa e i contribuenti italiani spendono per il debito quasi quanto per l’istruzione. In tale ottica non abbiamo altra alternativa che chiedere al governo italiano di rivedere il documento programmatico di bilancio per il 2019 e auspichiamo di avviare un dialogo aperto e costruttivo nelle settimane a venire.” Pierre Moscovici Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane ha dichiarato: “il parere adottato oggi dalla Commissione non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno, in quanto il progetto di bilancio del governo italiano rappresenta una deviazione chiara e intenzionale dagli impegni assunti dall’Italia lo scorso luglio. Tuttavia, non chiudiamo la porta: desideriamo infatti continuare un dialogo costruttivo con le autorità italiane. Accolgo con favore l’impegno del ministro Tria in tal senso e dobbiamo procedere in questo spirito nelle prossime settimane.”

La valutazione della Commissione del documento programmatico di bilancio indica uno scostamento significativo dal percorso di bilancio raccomandato dal Consiglio. Nel luglio 2018 il Consiglio ha raccomandato all’Italia di apportare un miglioramento strutturale dello 0,6 % del PIL. Il documento programmatico di bilancio presentato dall’Italia prevede invece un deterioramento strutturale pari allo 0,8 % del PIL nel 2019.

Il documento programmatico di bilancio prevede un’espansione fiscale vicina all’1 % del PIL, mentre il Consiglio aveva raccomandato un aggiustamento di bilancio. Le dimensioni della deviazione (un divario dell’1,4 % circa del PIL pari a 25 miliardi di €) non hanno precedenti nella storia del patto di stabilità e crescita.

È importante sottolineare che gli obblighi di bilancio dell’Italia per il 2019, come per tutti gli Stati membri, sono stati approvati all’unanimità dal Consiglio europeo del 28 giugno 2018 e adottati dal Consiglio dell’Unione europea del 13 luglio 2018, anche con il consenso dell’Italia.

Il rapporto debito pubblico/PIL dell’Italia, pari al 131,2 % nel 2017, è il secondo più alto dell’Unione europea in termini relativi e tra i più alti al mondo. Ciò equivale a un onere medio pari a 37.000 € per abitante. I costi del servizio del debito assorbono un importo notevolmente maggiore di risorse pubbliche in Italia rispetto al resto della zona euro, a discapito della spesa produttiva del paese. Ad esempio, la spesa per interessi dell’Italia nel 2017 è ammontata a circa 65,5 miliardi di €, pari al 3,8 % del PIL, sostanzialmente la stessa quantità di risorse pubbliche destinate all’istruzione.

La prevista riduzione del rapporto debito/PIL è soggetta a marcati rischi, dato che essa si basa, nel documento programmatico di bilancio, su ipotesi ottimistiche di crescita. Ciò significa che anche il rispetto da parte dell’Italia del parametro per la riduzione del debito, che impone una decrescita costante del livello del debito verso il valore di riferimento del 60 % del PIL stabilito dal trattato, è a rischio.Sebbene sia naturalmente prerogativa di ciascuno Stato membro stabilire priorità e determinare l’allocazione delle risorse di bilancio, occorre mantenere anche gli impegni assunti e decisi congiuntamente, al fine di perseguire un percorso di bilancio sostenibile. È questa la logica che sottende alle norme applicabili.

Nel 2015 la Commissione ha presentato gli orientamenti su come applicare le norme vigenti del patto di stabilità e crescita, per rafforzare il collegamento tra riforme strutturali, investimenti e responsabilità di bilancio, a sostegno dell’occupazione e della crescita. Essi si sono tradotti, successivamente, nella “Posizione comune sulla flessibilità nel patto di stabilità e crescita”, approvati dal Consiglio nel 2016.

Tra il 2015 e il 2018 l’Italia è stata il principale beneficiario della flessibilità, per un importo dell’ordine di 30 miliardi di €, pari all’1,8 % del PIL. Tale flessibilità ha sostenuto l’attuazione delle riforme strutturali e degli investimenti e ha aiutato l’Italia a far fronte a eventi eccezionali, quali le minacce alla sicurezza, la crisi dei rifugiati e i terremoti.

Negli ultimi anni l’Italia ha beneficiato di notevoli aiuti mediante finanziamenti sostenuti dall’UE. L’Italia è il secondo maggior beneficiario del “piano Juncker”. A ottobre 2018 i finanziamenti nell’ambito del Fondo europeo per gli investimenti strategici dovrebbero aver generato oltre 50 miliardi di € di nuovi investimenti. Inoltre, l’Italia è il secondo maggiore beneficiario anche dei Fondi strutturali e di investimento europei. Nel periodo 2014-2020 il paese ha ricevuto 44,7 miliardi di € per sostenere, tra l’altro, la competitività delle piccole e medie imprese, la creazione di posti di lavoro di qualità, lo sviluppo delle competenze necessarie, un migliore accesso al mercato del lavoro e alla formazione professionale, la ricerca e l’innovazione, la protezione dell’ambiente e la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Nel programma di stabilità dell’aprile 2018 l’Italia aveva annunciato che avrebbe perseguito un obiettivo di disavanzo dell’0,8 % del PIL nel 2019. Secondo il documento programmatico di bilancio per il 2019 il disavanzo pubblico dovrebbe aumentare notevolmente fino al 2,4 del PIL nel 2019, tre volte quanto previsto inizialmente.

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