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Sondaggio: il 68% degli europei ritiene che il proprio Paese abbia tratto benefici dall’appartenenza all’Unione europea

Sondaggio: il 68% degli europei ritiene che il proprio Paese abbia tratto benefici dall’appartenenza all’Unione europea

K metro 0 – Roma – L’ultimo sondaggio Eurobarometro è stato condotto dal 8 al 26 settembre scorso da Kantar Public in tutti e 28 gli Stati membri dell’Unione europea. In base a questo sondaggio, il 68% degli europei ritiene che il proprio Paese abbia tratto benefici dall’appartenenza all’Unione europea ed il 61% degli intervistati

K metro 0 – Roma – L’ultimo sondaggio Eurobarometro è stato condotto dal 8 al 26 settembre scorso da Kantar Public in tutti e 28 gli Stati membri dell’Unione europea. In base a questo sondaggio, il 68% degli europei ritiene che il proprio Paese abbia tratto benefici dall’appartenenza all’Unione europea ed il 61% degli intervistati considera positivamente la moneta unica. Il 65% degli italiani si è dichiarato favorevole all’euro, ma gli intervistati in Italia sarebbero i meno convinti dei benefici dell’appartenenza all’Unione europea (43%).

In caso di referendum nel proprio Paese sulla falsariga di quello della Brexit, solo il 44% degli italiani voterebbe per restare nell’Ue contro il 66% a livello europeo. È il dato peggiore dei 28, anche a fronte dei britannici dove oggi il 53% è per il ‘remain’. In base al sondaggio, la percentuale degli indecisi nel Belpaese è pari al 32%, la più alta nell’Unione.

In discussione non è tanto la moneta unica, poiché la maggioranza degli italiani (il 65%) è in realtà favorevole all’euro. Ciò che è in crisi in questo momento è l’appartenenza stessa all’Unione europea. Non è proprio aria di Ital-exit, perché la percentuale di indecisi è molto alta, ovvero il 32%, tuttavia è il segnale di una crisi evidente perché gli italiani sono, a differenza del passato, i meno convinti che il proprio Paese abbia tratto benefici dall’appartenenza all’Unione.

Tra gli europei infatti solo il 17% degli intervistati sarebbe a favore dell’uscita. E tra gli stessi britannici, che pure si sono espressi con un referendum per lasciare l’Unione, oggi solo il 35% è per il ‘leave’.

Quanto all’opinione sull’europarlamento, un terzo (32%) degli europei ne ha un giudizio positivo, un quinto (21%) esprime un parere negativo e una maggioranza relativa (43%) rimane neutrale. Inoltre, il 48% degli intervistati vorrebbe che l’Ue svolgesse un ruolo più significativo in futuro, mentre il 27% preferirebbe fosse ridimensionato.

In base alla rivelazione cresce anche la consapevolezza delle elezioni europee del prossimo anno, con il 41% che identifica correttamente la data a maggio 2019, un aumento di nove punti percentuale rispetto ad un’indagine analoga di sei mesi fa, e il 51% degli intervistati che si dichiara interessato alla tornata elettorale europea. Tuttavia, il 44% ancora non sa dire quando si voterà.

Nell’agenda dei temi prioritari per l’imminente campagna elettorale europea l’immigrazione è al primo posto (50%), seguita dall’economia (47%) e dalla disoccupazione giovanile (47%), mentre la lotta al terrorismo scende al quarto posto con il 44%. Priorità simili anche per i cittadini italiani, anche se l’immigrazione è percepita come tema chiave da ben il 71% degli intervistati. Seguono l’economia con il 62% e la disoccupazione giovanile al 59%.

Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, nel commentare i dati, ha affermato: “Non possiamo certo cullarci sugli allori. In alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, la percentuale di chi pensa che l’appartenenza all’Ue sia positiva è ancora troppo bassa. Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per dimostrare che l’Unione sa dare risposte davvero efficaci ai principali problemi degli europei, come immigrazione, sicurezza e disoccupazione”.

Vediamo, nel frattempo cosa sta accadendo nello scenario politico europeo.

Valdis Dombrovskis , vicepresidente per l’euro e il dialogo sociale, anch’esso responsabile della stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell’Unione dei mercati dei capitali, è  impegnato a Oxford  mercoledì 17 e a Londra giovedì 18 ottobre. Difenderà una mozione presso la Camera di dibattito dell’Unione di Oxford, mercoledì sera, dal titolo “L’euro è più forte di quanto non sia mai stato”. Giovedì incontrerà il signor Philip Hammond, cancelliere dello scacchiere, per consegnare un discorso programmatico alla “Conferenza degli investitori del mercato dei capitali del mar Baltico” presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS).  Dopo prenderà parte ad un evento di tavole rotonde di settore organizzato da TheCityUK  per parlare all’evento Politico  “Il settore dei servizi finanziari del Regno Unito: modellare la nuova traiettoria”. Invece, Pierre Moscovici, commissario per gli affari economici e finanziari, fiscalità e dogane, sarà a Roma il 18 e 19 ottobre, per inviare osservazioni in una conferenza ospitata  dall’Aspen Institute Italia  e dall’Institut Aspen France.

Il commissario Moscovici terrà inoltre una serie di riunioni, tra cui il prof. Giovanni Tria, ministro dell’Economia e delle finanze e Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia. Farà anche una visita di cortesia al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella.

All’Euro summit, tra due giorni, è prevista una ennesima discussione sul cosiddetto approfondimento dell’Unione economica e monetaria (Uem), con la riforma del Fondo salva-Stati Esm e soprattutto il completamento dell’Unione bancaria, tenuta in ostaggio ormai da anni dall’ala rigorista dei tedeschi e dei loro alleati. L’ala rigorista non vuole assolutamente accettare la garanzia comune per i depositi bancari e l’intervento pubblico per finanziare, se necessario, il Fondo di risoluzione comune. Con la presidenza di turno semestrale austriaca del Consiglio Ue, si spera di riuscire a fare qualche passo avanti entro la fine dell’anno, ma non ci sono molte probabilità che questo accada.

Poi, per gli equilibri diplomatici italiani e per le politiche sanzionatorie europee nei confronti della Russia, il vice presidente del Consiglio e ministro degli Interni Matteo Salvini  sarà a Mosca nel pomeriggio, in una visita privata, o meglio totalmente fuori dai soliti schemi, per incontrare imprenditori e aziende italiane che operano in Russia. La visita avviene, secondo un calendario inusuale, subito dopo il viaggio del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, che a Mosca ha passato un intero week end, oltre al lunedì dei colloqui con l’omologo Sergey Lavrov e il ministro dell’Industria e del Commercio della Federazione Russa, Denis Manturov. E subito prima della visita del premier Giuseppe Conte, già annunciata dallo stesso capo del governo per il 24 ottobre.

In teoria per Salvini non ci saranno bilaterali. Tuttavia, il vicepremier parteciperà alla conferenza annuale di Confindustria Russia, dove saranno presenti anche l’omologo russo Dmitry Kozak ed il viceministro degli Esteri della Federazione Russa, Alexander Grushko, competente per i dossier italiani.

Per Salvini è il secondo viaggio a Mosca in pochi mesi come rappresentante di governo. A luglio ha assistito alla finale della Coppa del Mondo FIFA e ha incontrato il ministro dell’Interno russo Vladimir Kolokoltsev. In quell’occasione ha inoltre parlato con la stampa. Lo farà anche oggi, ma non in Ambasciata d’Italia, bensì alla fine dell’assemblea di Confindustria Russia, una delle organizzazioni che sostengono la comunità imprenditoriale italiana che a Mosca e dintorni si presenta significativamente frammentata, in tre diverse associazioni.

Dati i rapporti preferenziali di Salvini con Putin, la platea riservata al leader leghista è comunque davvero significativa. Alle 15.30 italiane si riuniranno davanti a lui più di 800 imprenditori medio-piccoli, italiani e russi. Ma potrebbero non mancare rappresentanti di colossi come Rosneft, Lukoil, Gazprom, Trasneft.

Si è in attesa di dichiarazioni sulle politiche sanzionatorie Ue, sempre riconfermate dai 28 dal 2014, in seguito alla crisi ucraina. Il 5 luglio, il Consiglio dell’UE ha prorogato le sanzioni contro la Russia fino al 31 gennaio 2019. Salvini ha già dichiarato a più riprese il suo “no” alle sanzioni contro la Russia. Mosca in una recente dichiarazione della portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, notando i tentativi italiani di “bilanciamento” nei confronti di Mosca, come anche di “molti altri Paesi”, aveva tuttavia osservato: “La cosa strana è che quando si decide di confermare le sanzioni contro la Russia, all’interno dell’Ue, sono tutti d’accordo”.

Di Salvatore Rondello

 

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