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Decreto sicurezza. Risposte insufficienti alle esigenze dei cittadini

Decreto sicurezza. Risposte insufficienti alle esigenze dei cittadini

K metro 0 – Roma – La legittima richiesta di maggiore sicurezza da parte dei cittadini italiani sta trovando nel “governo del cambiamento”, in carica dallo scorso giugno, risposte insufficienti e soprattutto emotive laddove si pensa di individuare nella (non) emergenza immigrazione il male di tutti i mali, instillando nell’opinione pubblica la convinzione che potremo tutti vivere meglio se sarà

K metro 0 – Roma – La legittima richiesta di maggiore sicurezza da parte dei cittadini italiani sta trovando nel “governo del cambiamento”, in carica dallo scorso giugno, risposte insufficienti e soprattutto emotive laddove si pensa di individuare nella (non) emergenza immigrazione il male di tutti i mali, instillando nell’opinione pubblica la convinzione che potremo tutti vivere meglio se sarà facilitato l’acquisto di armi e se abbasseremo, ulteriormente, le soglie della legittima difesa.

Radicalizzare il concetto di sicurezza e strumentalizzarlo per spostare il consenso attraverso la propaganda non serve a nulla e soprattutto non dà risposte alla vera questione. Quella cioè di avere forze di polizia efficienti, preparate e non sottopagate. Da qui e solo da qui si può ripartire per dare davvero sicurezza (reale e non percepita) ai cittadini. Un esempio in tal senso viene dal decreto sicurezza, recentemente approvato. Nonostante gli annunci, nel testo finale non sono previste nuove assunzioni di personale e c’è un nodo importante ancora da sciogliere, quello delle coperture economiche previste dall’art.40, tutte da verificare, necessarie, ad esempio, per l’annunciato pagamento delle ore di lavoro straordinario. Le assunzioni di nuovi operatori in divisa rappresentano un tema dirimente per quel che concerne la sicurezza dei cittadini. Quelle assicurate dal vecchio governo sono sufficienti ad oggi per coprire il solo turn over del 2016.

Un gap da recuperare, promesso tra l’altro in campagna elettorale, con almeno 8.000 nuove unità di personale in divisa. Un’operazione da 500 milioni di euro, evidentemente irrealizzabile, tanto che nel decreto non si parla minimamente di assunzioni. Ora tutto è rinviato alla legge di stabilità con nuove promosse di risorse e assunzioni, che verificheremo. Occorre anche far notare, sempre per quel che riguarda il decreto sicurezza, che all’art. 37 viene prevista l’istituzione di un nuovo fondo per i ‘correttivi’ relativi al riordino interno delle carriere, alimentato da risorse già disponibili per le forze di polizia (30 milioni per il 2017 e 15 milioni dal 2018) e da ulteriori 5 milioni di euro a decorrere dal 2018 per le forze armate. Un fondo di appena 20 milioni di euro che risulta costituito per 3/4 da risorse già stanziate dal precedente governo. Somme che potrebbero essere utilizzate al massimo per qualche piccola miglioria e in ogni caso serviranno una nuova legge delega e dei nuovi decreti legislativi. Tradotto: non meno di 18 mesi per vedere qualcosa di concreto.

Questi due esempi sono, per quel che riguarda le lavoratrici e i lavoratori in divisa, il paradigma peggiore di un decreto propaganda che contiene di tutto e di più ma non certo soluzioni che vanno nella direzione di migliorare l’attuale sistema di difesa interna del Paese. Vi sono poi temi di forte impatto sociale, che il provvedimento fortemente voluto dal ministro Salvini affronta in maniera superficiale, come la questione dell’estensione del Daspo.

Già oggi esiste, infatti, una misura di prevenzione molto più efficace, introdotta con il decreto Alfano del febbraio 2015, ovvero l’espulsione del presunto fiancheggiatore di organizzazioni terroristiche, provvedimento preventivo promosso dal Questore. Inoltre, parlando ancora del decreto, l’utilizzo indiscriminato della forza pubblica per le occupazioni arbitrarie di immobili non risolve i problemi perché in via preliminare occorrerebbe definire le diverse tipologie di occupazione: per esempio, se si tratta di edifici che, una volta sgomberati, andranno custoditi per un riuso, chi li dovrà successivamente custodire e quale ente li avrà in carico? La Polizia di Stato non può diventare l’imbuto dove confluiscono tutte le competenze non esercitate da chi ne ha la titolarità. Infine, analizzando il testo, emergono anche seri dubbi sui provvedimenti relativi all’allungamento dei tempi di permanenza dei migranti nei centri di accoglienza e sul divieto di reingresso in Italia di stranieri espulsi da altri paesi Schengen: la loro applicazione concreta sarà ben difficile mentre è certo l’aggravio di lavoro burocratico e operativo per le forze dell’ordine. Infine, un ultimo aspetto negativo per i lavoratori di polizia: al momento non è stato previsto neppure un euro per il rinnovo del contratto che scade a fine anno. Insomma, siamo all’anno zero.

E la rivoluzione della sicurezza propagandata dal “governo del cambiamento”, se dovesse ancora andare avanti con questo passo, non farà altro che rivelarsi il peggior bluff in danno dei cittadini e degli operatori delle forze dell’ordine mai visto nella storia della Repubblica.

di Daniele Tissone

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