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Tra omicidi e pestaggi di giornalisti, e leggi restrittive, la libertà di stampa in Europa segna il passo

Tra omicidi e pestaggi di giornalisti, e leggi restrittive, la libertà di stampa in Europa segna il passo

K metro 0 – Roma – Nell’ultimo anno, da ottobre 2017 ad oggi, altri 3 giornalisti sono stati uccisi proprio in Europa (dopo i 5 del 2017 e i 12 del 2016). Ultimo caso, quello di Victoria Marinova, trentenne reporter bulgara, uccisa il 7 ottobre, in un parco di Ruse, sul Danubio: che conduceva il programma

K metro 0 – Roma – Nell’ultimo anno, da ottobre 2017 ad oggi, altri 3 giornalisti sono stati uccisi proprio in Europa (dopo i 5 del 2017 e i 12 del 2016). Ultimo caso, quello di Victoria Marinova, trentenne reporter bulgara, uccisa il 7 ottobre, in un parco di Ruse, sul Danubio: che conduceva il programma d’ inchiesta “Detector” sulla tv locale TVN, indagando anche su uno scandalo legato all’ assegnazione alla Bulgaria di fondi della UE. Un anno fa, a Malta, Daphne Caruana Galizia, reporter che stava indagando sui politici dell’isola coinvolti nei “Panama Papers”, moriva nell’esplosione d’ una bomba piazzata nella macchina che aveva noleggiato. E a febbraio scorso, invece, era toccato a Jan Kuciak, giovane giornalista investigativo slovacco, ucciso con la fidanzata Martina Kusniova, in casa propria, a colpi di pistola, nei pressi di Bratislava. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani– che già a febbraio aveva rivolto un forte monito ai Governi europei, esortandoli a non tollerare più fatti del genere –   ha sottolineato la necessità di attivare immediatamente le indagini per fare luce su tutti e tre i casi. Mentre il Segretario generale del Consiglio d’ Europa, Thorbjorn Jagland, ricordando che in un anno e mezzo già 4 professionisti dell’informazione sono stati uccisi in Europa, ha ribadito che il Consiglio farà tutto quanto è in suo potere per garantire, d’ora, in poi, l’incolumità personale dei giornalisti e la libertà di fare il loro lavoro.

Le indagini di Kuciak riguardavano il dirottamento di consistenti fondi assegnati dall’Unione Europea alla Slovacchia (caso, quindi, analogo a quello seguitò, in Bulgaria, dalla Marinova). Fondi che erano finiti sui conti di malavitosi italiani residenti nel Paese, e molto vicini all’entourage del premier slovacco Robert Fico.

E mentre scriviamo, permane l’incertezza sulla sorte del giornalista saudita Jamal Kashoggi, collaboratore del “Washington Post” e molto critico nei confronti del Governo del suo Paese: che il 2 ottobre è scomparso dopo essersi recato al consolato saudita di Istanbul per ottenere un documento personale, e, secondo le autorità turche, sarebbe stato assassinato, proprio nel consolato.

I Rapporti 2018 sulla libertà di stampa in Europa e nel mondo dell’UNESCO e di RSF

Ma non si tratta solo di uccisioni, aggressioni, minacce. Attualmente, ricorda l’UNESCO nel suo rapporto 2018 sulla libertà di stampa nel mondo, se in vari Paesi sono state emanate nuove leggi a tutela della libertà di stampa, proprio in Europa la libertà dell’informazione segna il passo.

Un altro Rapporto, sempre 2018, di RSF, Reporters sans Frontières, entra piu’ nei dettagli, indicando nel 12% degli Stati esistenti al mondo quelli in cui la situazione della stampa è molto grave. Ed è proprio “in Europa”, prosegue il Rapporto, “…che quest’anno si registra il più consistente deterioramento dell’indice regionale». «Tra le cinque flessioni della Classifica 2018, quattro sono di Paesi europei: Malta (65°, -18 posizioni), Repubblica Ceca (34°, -11), Serbia (76°, -10) e Slovacchia (27°, -10). Si conferma, insomma, una lenta erosione del modello europeo».E in Italia, nonostante le sei posizioni guadagnate rispetto al 2017(siamo ora  al 46° posto nel mondo), «una decina di giornalisti d’inchiesta minacciati ( vedi anzitutto il caso di Federica D’ Angeli di “Repubblica”, N.d.R.) sono oggetto di una protezione rinforzata 24 ore su 24: indagare su una rete mafiosa o su una gang criminale fa spesso pesare su di loro rischi mortali».

Le progettate leggi che limitano la libertà di stampa: In vari Paesi UE – sottolinea poi il citato Rapporto UNESCO – sono in discussione leggi che limitano il diritto della stampa di accedere ai segreti delle Pubbliche amministrazioni: in controtendenza rispetto a quel grande movimento d’opinione che, da metà anni ’70 in poi, dagli USA del dopo Vietnam ai Paesi europei portò all’ approvazione dei vari “Freedom of Information Act”.

I casi di Kim Walls in Danimarca e Daphne a Malta: Tornando agli omicidi di giornalisti, se a settembre scorso  il processo d’appello all’ inventore danese Peter Marsen, colpevole dell’ assassinio della freelancer  Kim Walls, uccisa e fatta a pezzi sul sottomarino “Nautilus”, da lui realizzato ( sui cui costi di costruzione la giornalista stava indagando), ha confermato nei suoi confronti la condanna all’ergastolo, per Daphne Caruana Galizia ancora non si parla nemmeno d’un rinvio a giudizio  dei presunti colpevoli ( a dicembre scorso, 3 persone furono accusate per il delitto).. Il 12 ottobre alle 11,30, l’Associazione Stampa Romana ha organizzato una conferenza stampa nella sede della Stampa estera in Via dell’Umiltà, in prossimità dell’anniversario dell’omicidio di Daphne (16 ottobre): con la partecipazione, tra gli altri, di Lazzaro Pappagallo, segretario dell’Associazione, Manuel Delia, uno dei blogger minacciati a Mallta, Carlo Bonini, inviato di “Repubblica”.

di Fabrizio Federici

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