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Scienza. La notte europea dei ricercatori, un’occasione speciale dal 2005 per capire il mondo e l’universo

Scienza. La notte europea dei ricercatori, un’occasione speciale dal 2005 per capire il mondo e l’universo

K metro 0 – Roma – Si è tenuta il 28 settembre l’attesissima Notte dei Ricercatori, un evento tutto europeo dove oltre 340 città si sono animate intorno alle università. La manifestazione, promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005, ha lo scopo di avvicinare ricercatori e cittadini mostrando, in un modo informale e quasi giocoso,

K metro 0 – Roma – Si è tenuta il 28 settembre l’attesissima Notte dei Ricercatori, un evento tutto europeo dove oltre 340 città si sono animate intorno alle università. La manifestazione, promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005, ha lo scopo di avvicinare ricercatori e cittadini mostrando, in un modo informale e quasi giocoso, le meraviglie della scoperta scientifica. Si sono organizzate centinaia di iniziative tra mostre, percorsi didattici, dibattiti ed esperimenti scientifici dal vivo, in tutti i campi del sapere scientifico dalla biologia alla chimica fino alla fisica e all’astrofisica. Anche i grandi centri di ricerca europea, come il CERN di Ginevra e L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) di Frascati, dove è stato persino possibile provare un simulatore di guida dei veicoli spaziali Soyuz e Apollo, hanno aperto le porte al pubblico con visite guidate, spettacoli e conferenze. Con l’Agenzia Spaziale Italiana si è potuto guidare un Rover con uno smartphone. A l’Aquila l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha spiegato la scienza dietro i terremoti.

“Per superare le difficoltà della scienza nei rapporti con una parte dell’opinione pubblica, da cui derivano posizioni come quelle dei no vaccini o no Xilella, bisogna che noi scienziati ci sforziamo di far comprendere il processo decisionale scientifico che porta alle scoperte, con tutte le difficoltà e anche i fallimenti di ipotesi che si rivelano false, ‘provando e riprovando’ come diceva Galileo. Se la scienza appare come una specie di magia, non bisogna stupirsi che alcuni si rivolgano direttamente alla magia. La scienza rischia di apparire una magia se non rende visibile il percorso che conduce ai risultati”, ha affermato il professor Giorgio Parisi, docente di fisica teorica alla Sapienza di Roma e neopresidente dell’Accademia dei Lincei, la nostra più importante accademia scientifico-culturale, fondata nel 1603, di cui Galileo Galilei fu uno dei primi soci. “Nel mio programma triennale – dice Parisi – c’è la maggiore integrazione tra cultura umanistica e cultura scientifica, entrambe rappresentate al massimo livello nei Lincei. Organizzeremo per esempio mostre su Raffaello, Leonardo e Dante, che possono essere un punto di partenza perché avranno anche un’impostazione scientifica, per studiare per esempio la chimica dei colori nei quadri da abbinare all’analisi pittorica”. Per quel che riguarda i giovani ricercatori italiani che spesso sono costretti ad andare all’estero dove a volte raggiungono anche grandi risultati, Parisi afferma: “è assolutamente normale che i giovani scienziati italiani vadano all’estero. Quello che non è normale è che i giovani ricercatori francesi, tedeschi o di altri Paesi europei non vengano in Italia. E non vengono neppure i ricercatori del Terzo Mondo, perché non abbiamo le strutture adeguate per accoglierli. Ci sono centri di ricerca all’estero dove gli italiani sono ormai maggioritari. Quel che serve è la possibilità di assumere ricercatori: se come accaduto negli ultimi 10 anni non abbiamo risorse per assumere, è ovvio che gli italiani bravi vadano all’estero e gli stranieri bravi non vengano da noi”. E qual è secondo Parisi, la scoperta fisica che tutti si attendono dopo il bosone di Higgs e le onde gravitazionali? “Il bello della scienza è che molto spesso uno non sa che cosa arriva: abbiamo avuto molte scoperte del tutto inattese, come la superconduttività ad alte temperature o il grafene. Certo, quello che tutti attendiamo è la scoperta sperimentale della materia oscura, di cui abbiamo solo degli indizi, delle impronte digitali. Ma non l’abbiamo ancora toccata e non sappiamo neppure se potremo toccarla”.

 In generale, un enorme successo complessivo, con migliaia di giovani riversati nei vari poli culturali.

Da ricercatore, ho partecipato alla Notte di Parma, dove, dietro la facoltà di Fisica, in un enorme parco, abbiamo montato 7 telescopi puntati verso i vari corpi celesti più interessanti del cielo di settembre. Marte, Saturno, la galassia di Andromeda e il sistema binario di Albireo a disposizione di tutti. Lunghe code, di persone di ogni età, dai due ai settanta anni, per ogni telescopio, tutte unite dalla voglia di vedere e scoprire qualcosa di nuovo.

Dopo aver fatto una piccola presentazione a due classi di quinta elementare su come funziona il nostro Sistema Solare, continuamente interrotta dai tuoni spaventosi provenienti da un esperimento vicino dove si producevano fulmini, sono tornato a rispondere alle molte domande dei partecipanti. Domane variegate, da come funziona un telescopio e consigli per gli acquisti fino ai moti delle galassie, agli effetti “lensing gravitazionale” e all’origine dell’universo. Un pubblico decisamente interessato e, devo dire, rimasto piacevolmente sorpreso.

A fine serata, poco dopo le 23, una cena amichevole con i vari professori dell’università e altri addetti ai lavori, con tanto di limoncello fatto in casa offerto da un professore. È uscita in questa serata tutta la passione e lo spirito di comunità che unisce tutti i ricercatori per la diffusione e la difesa della scienza e del suo metodo.

Gianluigi Salerno

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