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L’ Eurispes presenta risultati d’uno studio sui “nuovi prodotti da fumo”, per ridurre i rischi del tabagismo in Europa   

L’ Eurispes presenta risultati d’uno studio sui “nuovi prodotti da fumo”, per ridurre i rischi del tabagismo in Europa   

K metro 0 – Roma – Nella UE, secondo uno studio del 2017, i consumatori abituali di sigarette elettroniche sono 9 milioni, e oltre 500.000 fumatori sono passati, negli ultimi anni, al tabacco riscaldato senza combustione. Nel 2016, il valore di mercato di questi nuovi prodotti ha raggiunto i 4 miliardi di euro, con previsione

K metro 0 – Roma – Nella UE, secondo uno studio del 2017, i consumatori abituali di sigarette elettroniche sono 9 milioni, e oltre 500.000 fumatori sono passati, negli ultimi anni, al tabacco riscaldato senza combustione. Nel 2016, il valore di mercato di questi nuovi prodotti ha raggiunto i 4 miliardi di euro, con previsione di ulteriore crescita (il 90% rappresentato dalle “e-cig”, il 10% dagli stick di tabacco prodotto e confezionato per esser riscaldato all’interno di appositi dispositivi).

Partendo da questi dati di base, l’EURISPES, l’importante ente di ricerca sociale presieduto da Gian Maria Fara, ha svolto una ricerca in chiave europea su “Fumo: nuovi prodotti e riduzione del danno”, resa possibile dal contributo della Philip Morris Corporation: presentata al pubblico a Roma, alla sala convegni dell’Associazione Stampa Estera. “Contribuito che, però”, ha precisato il presidente Fara, ” non ha minimamente condizionato la nostra indagine. La quale, senza negare la grave pericolosità del fumo per la salute (in forma sia diretta che indiretta, come “fumo passivo” assorbito dai non fumatori), ha voluto, da un lato, fare il punto sulla capacità di questi nuovi prodotti di ridurre le conseguenze negative per l’organismo, focalizzando anche le loro possibilità di evoluzione; dall’altro, individuare la percentuale di fumatori abituali disposta a passare ai nuovi prodotti, se adeguatamente informata”.

In apertura, il sociologo Alberto Baldazzi, coordinatore della ricerca, dopo aver sottolineato la mancanza, in Italia, d’ una vera comunicazione istituzionale ai cittadini sulla pericolosità del fumo (diversamente che negli altri Paesi avanzati della UE), ha precisato che l’indagine dell’istituto ha riguardato un campione, statisticamente significativo, di 1135 fumatori italiani, di cui la metà abitudinari da più di 10 anni. Il 17,8% cambierebbe sicuramente la sigaretta o il sigaro con un prodotto meno nocivo, e il 43. % lo farebbe “probabilmente”; mentre la grande maggioranza (tra il 60% e l’87 % circa, secondo i vari quesiti) concorda sulla necessità che lo Stato non solo organizzi specifiche campagne d’ informazione sull’ esistenza di questi prodotti “alternativi”, ma incentivi tali prodotti sul piano sia fiscale che normativo. “Nel Regno Unito, il Paese piu’ antifumo al mondo”, ha ricordato Baldazzi, ” dove un pacchetto di sigarette costa ben 7 sterline, lo Stato ha deciso di annullare addirittura la tassazione sulle sigarette elettroniche; mentre lo stesso Ministero della Sanità da tempo consiglia i fumatori almeno di passare appunto alle e-cig, se proprio non riescono a liberarsi dal vizio”.

Al mondo, secondo l’OMS, ci sono circa 1 miliardo e cento milioni di fumatori (950 milioni di uomini e 177 milioni di donne), ossia il 21% della popolazione complessiva. L’ Italia, con quasi 12 milioni di fumatori secondo il Ministero della Salute, si colloca al decimo posto per percentuale (22,3%), poco al di sotto di quella che è la media europea dei fumatori (26%). I morti ogni anno, in tutto il mondo, per patologie variamente collegate al fumo – come i tumori polmonari, con 50.000 casi annui solo in Italia, e varie patologie cardiovascolari e respiratorie – sono 6 milioni: di cui il 10% non fumatori esposti al fumo passivo. “Ogni sigaretta- ha ricordato Francesco Cognetti, Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale “Regina Elena” – contiene centinaia di sostanze tossiche, e almeno 18 sicuramente cancerogene; poiché col solo riscaldamento del tabacco la maggior parte di esse non viene attivata, nelle sigarette elettroniche la diminuzione del rischio rispetto a quelle classiche è notevole”.

Damiano Parretti, responsabile Macroarea della Cronicità per la Società Italiana di Medicina Generale, ha ricordato l’importanza – per programmare qualsiasi politica nazionale antifumo – di disporre d’una mappatura precisa dei fumatori in Italia (per la quale è indispensabile la collaborazione dei medici di famiglia); e il dovere etico – purtroppo, troppo spesso disatteso – di questi ultimi almeno di avvisare i loro pazienti che è meglio smettere di fumare. L’avvocato Giovanbattista Palumbo, direttore dell’Osservatorio Eurispes sulle politiche fiscali, parlando delle possibili diminuzioni dei carichi fiscali sui produttori di e-cig e tabacco da riscaldare, ha ricordato l’essenzialità d’ un coordinamento di tutte queste politiche in sede UE: invitando anche la prossima Commissione europea del “Dopo Juncker” a porre all’ordine del giorno il riordinamento delle tante direttive su questi temi.

Antonio Catricalà, giurista già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ora docente alla LUISS, ha ricordato l’esistenza, ormai in tutta Europa, d’un preciso diritto specifico dei consumatori ad essere informati sulla pericolosità del fumo e sull’esistenza di strumenti atti a limitarne i danni: diritto che, in Italia, negli ultimi anni è stato recepito in pieno dal “Codice del consumatore”.

“Molto critico, infine, il commento di Rudy PuntoRudy, presidente della ONLUS “Benessere SenzaFumo”: “Il fatto che sia stata la Philip Morris a finanziare questa ricerca solleva una totale perplessità sulla libertà d’indagine goduta dai ricercatori. Nella sua presentazione i toni sono sempre stati dolci, suadenti, come se il tabacco non facesse 80.000 morti l’anno solo in Italia: per esempio fumare non è un’abitudine/vizio/scelta dell’individuo, ma è una forte tossicodipendenza indotta dalla droga-nicotina, una vera malattia cronica, certificata da decenni dall’OMS. Certamente tabacco riscaldato e sigarette elettroniche fanno meno male delle sigarette, ma entrambe mantengono sostanze tossiche/cancerogene. Dove c’è tabacco, bruciato o riscaldato, ci sono cancerogeni e nicotina; mentre la e-cig ha “solo” la droga-nicotina, dando inoltre la possibilità di uscire dalla tossicodipendenza con filtri di altre sostanze non tossiche”.

 

Fabrizio Federici

 

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