K metro 0 – Bruxelles – Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, lo ha definito un “Far West” e ora è proprio l’emiciclo di Strasburgo a dettare nuove regole sul copyright digitale. Il mandato negoziale del Parlamento per i colloqui con i ministri dell’Unione europea sulla riforma del diritto d’autore è stato approvato con
K metro 0 – Bruxelles – Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, lo ha definito un “Far West” e ora è proprio l’emiciclo di Strasburgo a dettare nuove regole sul copyright digitale. Il mandato negoziale del Parlamento per i colloqui con i ministri dell’Unione europea sulla riforma del diritto d’autore è stato approvato con 438 voti a favore, 226 contro e 39 astensioni. Rispetto alla proposta della commissione Affari giuridici presentata a giugno ci sono alcune modifiche, che mirano a garantire che i creativi – in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori e giornalisti – siano remunerati per il loro lavoro quando questo è utilizzato da piattaforme di condivisione come YouTube o Facebook e aggregatori di notizie come Google News. “Sono molto lieto che, nonostante il forte lobbying dei giganti di Internet, la maggioranza dei deputati al Parlamento europeo sia ora a favore della necessità di tutelare il principio di una retribuzione equa per i creativi europei – ha dichiarato al termine del voto il relatore Axel Voss (PPE) – Il dibattito su questa direttiva è stato molto acceso e credo che il Parlamento abbia ascoltato con attenzione le preoccupazioni espresse”. Soddisfazione anche per il presidente Tajani: “La direttiva sul diritto d’autore è una vittoria per tutti i cittadini. Oggi il Parlamento europeo ha scelto di difendere la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al far-west digitale”. L’opposizione più dura tra gli europarlamentari italiani era stata portata avanti dal Movimento 5 Stelle, soprattutto per gli articoli 11 e 13 della direttiva. Con i 5Stelle hanno votato contro anche gli eurodeputati leghisti, senza motivare il voto.
Alcuni punti salienti della Direttiva votata dal Parlamento europeo
La posizione del Parlamento rafforza la proposta della Commissione europea in materia di responsabilità delle piattaforme e degli aggregatori sulle violazioni del diritto d’autore. Questo vale anche per i cosiddetti “snippet”, dove viene visualizzata solo una piccola parte del testo di un editore di notizie. In pratica, tale responsabilità imporrebbe a tali soggetti di remunerare chi detiene i diritti sul materiale che mettono a disposizione. Il testo richiede inoltre espressamente che siano i giornalisti stessi, e non solo le loro case editrici, a beneficiare della remunerazione derivante da tale obbligo di responsabilità. Allo stesso tempo, nel tentativo di incoraggiare le start-up e l’innovazione, il testo esclude esplicitamente dalla legislazione le piccole e micro imprese del web. I deputati hanno introdotto nuove disposizioni che hanno lo scopo di non ostacolare ingiustamente la libertà di espressione che caratterizza Internet. Pertanto, la semplice condivisione di collegamenti ipertestuali (hyperlink) agli articoli, insieme a “parole individuali” come descrizione, sarà libera dai vincoli del copyright. Qualsiasi misura adottata dalle piattaforme per verificare che i contenuti caricati non violino le norme sul diritto d’autore dovrebbe essere concepita in modo da evitare che colpisca anche le opere che non violano il copyright. Le stesse piattaforme dovranno inoltre istituire dei meccanismi rapidi di reclamo (gestiti dal personale della piattaforma e non da algoritmi) che consentano di presentare ricorsi contro una ingiusta eliminazione di un contenuto. Il testo specifica che il caricamento di contenuti su enciclopedie online che non hanno fini commerciali, come Wikipedia, o su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub, sarà automaticamente escluso dall’obbligo di rispettare le nuove regole.
La soddisfazione della Fnsi, la Federazione della stampa italiana: “vittoria della ragione, del buonsenso e della dignità del lavoro”
“L’approvazione della direttiva sul diritto d’autore da parte del Parlamento Europeo è la vittoria della ragione, del buonsenso e della dignità del lavoro su chi punta a disarticolare la democrazia e le sue istituzioni attraverso l’attacco all’informazione e ai corpi intermedi. È un risultato che premia la battaglia comune dei sindacati dei giornalisti dei principali Paesi europei, a cominciare dalla FNSI, e delle associazioni di editori, scrittori, autori cinematografici, attori, registi, film-maker”, afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana. “La normativa europea – prosegue – riafferma i diritti delle imprese editoriali e del lavoro giornalistico, riconoscendo il principio che chi sfrutta il lavoro intellettuale, ricavandone profitti con la raccolta pubblicitaria e il trattamento dei dati degli utenti della rete, deve pagare delle royalties a chi ha prodotto i contenuti. Viene così sancito il valore del lavoro giornalistico e dell’informazione professionale, essenziali per la tenuta della democrazia. L’informazione di qualità – agli antipodi delle fake news e della spazzatura che circola nella rete – è essenziale per la qualità della democrazia perché serve a creare un’opinione pubblica matura e consapevole. La buona informazione richiede lavoro regolare, con pienezza di diritti, tutele e garanzie: le risorse che arriveranno al sistema della rete dovranno servire a rafforzare il lavoro ed essere utilizzate per mettere in campo politiche di inclusione lavorativa delle fasce più deboli della professione e di contrasto al precariato dilagante”.
Anche per gli artisti del NuovoImaie, come Luca Zingaretti e Claudio Baglioni, la decisione del PE è “giusta e importante”
Grande soddisfazione per l’adozione della Direttiva è stata espressa da Nuovoimaie, l’istituto mutualistico artisti interpreti ed esecutori. È stata una battaglia lunga e difficile, ma alla fine gli appelli e la voce degli artisti, degli autori e di tutta la filiera creativa sono stati ascoltati. In Parlamento ha prevalso la linea di coloro che hanno compreso quanto fosse vitale per gli artisti e per le industrie culturali adottare la Direttiva – ha dichiarato il presidente del Nuovoimaie Andrea Miccichè – la Direttiva non colpevolizza gli utenti ma finalmente regola i rapporti tra le grandi piattaforme social e i titolari dei diritti ovvero autori, artisti, produttori e imprese culturali europee che finalmente vedranno riconosciuto il loro lavoro”. Anche l’attore Luca Zingaretti e Claudio Baglioni, tra i soci fondatori dell’Istituto, hanno voluto esprimere la propria soddisfazione: “L’Europa ha vinto una battaglia per la legalità e la democrazia”, ha detto l’attore. “Una grande vittoria per noi artisti!”, ha commentato il musicista.
Le voci fuori dal coro? Una su tutte: il ministro Di Maio che accusa il Parlamento europeo di “censura vergognosa”. E per Tajani, il vicepremier è un “analfabeta della democrazia”
“Una vergogna tutta europea: il Parlamento europeo ha introdotto la censura dei contenuti degli utenti su Internet”, commenta su Facebook, il vicepresidente del Consiglio, ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Di Maio. “Stiamo entrando ufficialmente – dice Luigi Di Maio – in uno scenario da Grande Fratello di Orwell. Rispetto all’ultimo voto di Strasburgo in cui non fu dato il via libera al testo finale, le lobby hanno avuto il tempo di lavorare e influenzare gli europarlamentari, i quali hanno deciso di ricredersi. D’ora in poi, secondo l’Europa, i tuoi contenuti sui social potrebbero essere pubblici solo se superano il vaglio dei super-censori. Con la scusa di questa riforma del copyright, il Parlamento europeo ha di fatto legalizzato la censura preventiva”. Ma ecco la minaccia, che dà a questo intervento un carattere molto pericoloso sul piano della correttezza istituzionale, dal momento che il Parlamento europeo è organo sovrano ed eletto democraticamente. Insomma, prosegue Di Maio, “ci batteremo nei negoziati tra i governi, in Parlamento europeo e nella Commissione europea per eliminare questi due provvedimenti orwelliani. E, statene certi, alla prossima votazione d’aula la direttiva verrà nuovamente bocciata”. Ora, ciò che colpisce è la totale mancanza di motivazioni serie e adeguate contro la direttiva da parte di Di Maio, e soprattutto la mancanza di ascolto nei confronti di quelle decine di associazioni del mondo dell’arte e del giornalismo che invece hanno creduto nella battaglia per questa Direttiva. Sono anche loro dei censori? Sarebbe il caso che Di Maio rispondesse a loro. Contro le parole di Di Maio, istituzionalmente scorrette, si è scatenato il presidente del Parlamento europeo, Tajani: “Chiedo al Presidente del Consiglio Conte di prendere immediatamente le distanze dalle dichiarazioni infamanti del vicepremier Di Maio contro il Parlamento europeo. Minacciare l’unica istituzione Ue direttamente eletta dai cittadini è da analfabeti della democrazia. #Copyright”, scrive su twitter.
Redazione Jobsnews