K metro 0 – Roma – Torna in auge il dibattito sul destino del lupo, dopo che il capogruppo della Lega al Parlamento Europeo Mara Bizzotto ha consegnato un “dossier shock” direttamente nelle mani del Commissario Europeo all’Agricoltura Phil Hogan durante un incontro a Bruxelles sul futuro dell’agricoltura nelle zone di montagna. Con il dossier
K metro 0 – Roma – Torna in auge il dibattito sul destino del lupo, dopo che il capogruppo della Lega al Parlamento Europeo Mara Bizzotto ha consegnato un “dossier shock” direttamente nelle mani del Commissario Europeo all’Agricoltura Phil Hogan durante un incontro a Bruxelles sul futuro dell’agricoltura nelle zone di montagna. Con il dossier di115 pagine e 227 foto di animali da allevamento sbranati da branchi di lupi nelle zone montane del Trentino-Alto Adige e del Veneto, l’eurodeputata della Lega chiede la modifica urgente della Direttiva Habitat che garantisce al lupo lo status di specie protetta, chiedendo di fatto l’autorizzazione alla UE per la cattura e l’abbattimento selettivo dei lupi.
«L’Europa accolga le richieste dei nostri allevatori e delle nostre Regioni e modifichi urgentemente la Direttiva Ue Habitat che garantisce al lupo lo status di specie protetta – dice l’europarlamentare Bizzotto al Commissario Hogan – La Commissione Ue deve dar seguito alla risoluzione approvata dal Parlamento Europeo e consentire alle Regioni di mettere in atto piani di contenimento, cattura e abbattimento selettivo di questi lupi che ogni giorno causano vere e proprie stragi di bestiame e animali, provocando danni pesantissimi ai nostri allevatori e all’intero ecosistema montano nelle zone dell’Altopiano di Asiago, della Lessinia in provincia di Verona, del Bellunese e nelle aree del Grappa in provincia di Treviso e Vicenza»
La Direttiva Habitat è del 1992, recepita dall’Italia nel 1997, e collocò il lupo negli allegati B (specie la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di tutela) e D (specie prioritaria, di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa), proibendone di conseguenza la cattura, l’uccisione, il disturbo, la detenzione, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione.
Di fatto la situazione nel nostro paese da quegli anni è molto cambiata, infatti la popolazione del lupo è passata da circa 500 esemplari fino ad arrivare a 1.500 – 2.000 soggetti (dati approssimativi in quanto manca un monitoraggio coordinato a livello nazionale) ed inoltre ha iniziato a migrare fino ai confini italiani nord-orientali (qualche centinaia di esemplari), scatenando il panico tra i contadini dell’Alto Adige e del Veneto, avviando anche un dibattito su come affrontare il “nuovo problema”.
Già la scorsa estate i contadini dell’Alto Adige, sono saliti sulle barricate e ne hanno chiesto prontamente la loro “cacciata”, al grido di un “territorio libero dai lupi”.
Da una parte troviamo chi, già dalla scorsa estate, chiedeva la possibilità di poter abbattere il lupo chiedendo il declassamento dello status di specie protetta del Canis Lupus (ottenendo di fatto il via libera da parte della UE di poter utilizzare mezzi letali per gli ibridi) e chi riteneva che le soluzioni attualmente in vigore siano più che sufficienti per impedire che il lupo attacchi greggi o altri animali da reddito. Più in particolare, sono cinque le misure preventive a disposizione: l’accompagnamento da parte di un pastore, le recinzioni mobili elettriche, i deterrenti sonori, l’impiego di lama o asini che reagiscono alla presenza del lupo, cani da guardia di specie particolari. Misure non sempre utilizzate dagli agricoltori che portano gli animali alla malga lasciandoli a un modello di pascolo brado o semi-brado, non abituati agli attacchi dei “nuovi predatori”.
di Rosa Massaro