Il papa in Irlanda per l’incontro mondiale sulle famiglie. Ma il centro resta la vergogna della pedofilia diffusa nel clero K metro 0 – Dublino – Papa Francesco nel pomeriggio di sabato a Dublino ha incontrato “per un’ora e mezzo” alcune vittime degli abusi sessuali del clero. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano, Greg
Il papa in Irlanda per l’incontro mondiale sulle famiglie. Ma il centro resta la vergogna della pedofilia diffusa nel clero
K metro 0 – Dublino – Papa Francesco nel pomeriggio di sabato a Dublino ha incontrato “per un’ora e mezzo” alcune vittime degli abusi sessuali del clero. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano, Greg Burke, che in una nota spiega che si tratta di “otto sopravvissuti irlandesi agli abusi del clero, dei religiosi ed istituzionali”. Tra le vittime era presente anche Marie Collins, ex membro della Commissione voluta dal Papa per arginare gli abusi sessuali dei preti che si è dimessa da tempo. Le altre vittime sono il Rev. Patrick McCafferty; il Rev. Joe McDonald; Councillor Damian O’Farrell; Paul Jude Redmond; Clodagh Malone; Bernadette Fahy. Uno dei sopravvissuti, vittima del padre Tony Walsh, ha preferito rimane anonimo.
È uno dei viaggi più difficili, questo in Irlanda, per papa Francesco dall’inizio del pontificato. L’obiettivo è quello di abbracciare le famiglie, radunate a Dublino per l’incontro mondiale. Ma l’eco degli ultimi scandali (soprattutto quelli americani, ma anche cileni e australiani) e di quelli del passato, come in Irlanda, che non hanno cessato di avere conseguenze, portano papa Francesco a ribadire tutto il suo dolore. Le istituzioni lo accolgono a braccia aperte ma lo mettono anche alle strette: “Le chiedo di usare la sua influenza per assicurare che venga fatto tutto il possibile”, dice pubblicamente, senza tanti giri di parole, il premier irlandese Leo Varadkar. E ha aggiunto: “Ascolti le vittime”. E il papa le ha incontrate presso la sede della Nunziatura a Dublino, come ha riferito il direttore della sala stampa vaticana Greg Burke.
È comunque una Irlanda ‘tiepida’ e molto meno cattolica di un tempo. Sono 39 anni che aspettava la visita di un Papa, eppure le strade per le quali è transitato il corteo papale non pullulavano di migliaia di fedeli, come si è visto in altre visite papali. È l’Irlanda di oggi che ha detto a gran voce, qualche mese fa, sì alla legalizzazione dell’aborto, voltando le spalle agli appelli dei vescovi. È il Paese dei matrimoni gay che all’Incontro per le Famiglie ha applaudito, qualche giorno fa, al gesuita James Martini, paladino delle famiglie arcobaleno. La pedofilia, qui perpetrata da sacerdoti ma anche da istituti religiosi, e l’isolamento per decenni delle vittime che chiedevano giustizia, ha ridotto il consenso della Chiesa cattolica ai minimi storici. E il Papa lancia un appello forte: “vergogna” per quanto accaduto ma anche la necessità di un cambio di rotta “a tutti i costi” e l’urgenza di “offrire ai giovani un saggio accompagnamento a valori sani”.
La pedofilia è il tema portante anche del discorso del Primo Ministro Leo Varadkar che associa al fallimento della Chiesa in Irlanda anche quello dello Stato. “E’ una storia di dolore e vergogna. Le ferite sono ancora aperte – ha sottolineato Varadkar – e c’è molto da fare per ottenere giustizia, verità e guarigione per le vittime e i sopravvissuti. Santo Padre – è stato il suo appello -, le chiedo di usare il suo ufficio e la sua influenza per assicurare che venga fatto il possibile qui in Irlanda e in tutto il mondo”. Critica invece Marie Collins, irlandese, ex vittima ed ex componente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori: definisce le parole del Papa “deludenti” affermando che “non c’è niente di nuovo”. Il papa, dopo il suo discorso, ha anche reso omaggio e pregato per le vittime della pedofilia deponendo dei fiori davanti alla lampada della cattedrale di St. Mary collocata lì anni fa proprio per ricordare le vittime degli abusi. Una preghiera silenziosa, lunga, interminabile, con il pontefice a capo chino. Piccola manifestazione delle vittime della pedofilia infine davanti al Castello di Dublino. Le persone che protestano non sono molte ma hanno striscioni duri e soprattutto hanno sparso come simbolo tante scarpe di bimbi con lacci neri.
Redazione JobsNews