K metro 0 – Shanghai – giugno è stato un mese interessante per le relazioni internazionali. Lo svolgimento di due grandi vertici multilaterali come il G7 in Canada e la Conferenza della Cooperazione di Shanghai tenutasi a Qingdao, sono un segno importante sul quale ragionare. Il mondo si scopre multilaterale e una serie di tensioni
K metro 0 – Shanghai – giugno è stato un mese interessante per le relazioni internazionali. Lo svolgimento di due grandi vertici multilaterali come il G7 in Canada e la Conferenza della Cooperazione di Shanghai tenutasi a Qingdao, sono un segno importante sul quale ragionare. Il mondo si scopre multilaterale e una serie di tensioni e mutamenti lo manifestano. Se prima erano i vertici BRICS a riempire le cronache delle relazioni internazionali, adesso il consolidamento degli equilibri passa da questo vertice di natura eurasiatica e molto più articolato. Dalla presidenza Trump incentrata sulla rimodulazione del commercio estero e una ricerca di dialogo con la Russia, abbiano sullo sfondo una serie di tensioni che hanno generato mutamenti indirizzati proprio verso un multilateralismo sempre più maturo. In primis la “crisi siriana” che ha ristabilito un ruolo russo nei teatri di crisi del Medioriente e sulla scena internazionale. Considerando poi la ricerca statunitense di compratori del loro gas di scisto, la Germania, che vuole mantenere le sanzioni contro la Russia, si prepara alla costruzione del nuovo gasdotto North Stream 2 scartando la richiesta di Washington. Gli USA, in attrito con la Germania, la UE e la Cina sulla questione del commercio, al G7 hanno paventato il ritorno della Russia al tavolo, pur essendo impegnati nel mantenimento delle sanzioni. La questione iraniana è stato un ulteriore motivo di frazione dove l’Europa è determinata a far mantenere l’accordo insieme a Russia e Cina. In ultima, la crisi del flusso di migranti che ha come base di partenza la Libia, terreno di interessi da parte di Francia, Gran Bretagna e Usa. Se escludiamo la questione dei dazi, le maggiori crisi attuali sono tutte intorno all’Europa, condizionandola sia attraverso fattori esterni che divisioni interne.
L’ultimo G7 ha tuttavia enfatizzato la divisione con gli Stati Uniti alimentando i dissidi. Negli stessi giorni in Cina si apriva il summit della Shanghai Cooperation Organization (SCO) che quest’anno vede partecipare come membri attivi India e Pakistan. Le due nazioni contrapposte nel problema dei confini del Kashmir, sono gli ultimi ad aver aderito al gruppo. L’organizzazione non è comparabile al G7 per struttura e missione, che prima di tutto ha il compito di garantire la sicurezza e la stabilità. Per questo i nuovi membri sono sicuramente un dato importante nel progresso delle politiche del gruppo, tese a consolidare la stabilità di un’area vasta e complessa interessata da situazioni di instabilità. Infatti, nel gruppo dei paesi osservatori c’è anche l’Afghanistan, dove aumentano le preoccupazioni per l’incremento dell’attività del terrorismo. La stabilità dei confini, tema sensibile per Pechino e gli altri membri, è condizione sine qua non per la stabilità e lo sviluppo. Oltre la sicurezza si è discusso di sviluppo, commercio e infrastrutture, con un occhio agli investimenti cinesi nell’ambito della Nuova Via della Seta. Questo summit offre sicuramente un punto consolidato di Pechino alla ricerca di un ruolo di Governance globale incentrato su di un Beijing Consensus incentrato su criteri alternativi al vecchio Washington Consensus. La conferenza di Shanghai si delinea quindi come espressione di un nuovo corso dell’architettura internazionale non più incentrata sul modello Occidentale.
La crescita dell’Asia, trainata dalla Cina, e gli investimenti in Africa, dove si investe in infrastrutture di base per uno sviluppo di lungo periodo, sono le leve con le quali il multipolarismo manterrà il suo status nei prossimi decenni. L’Europa deve saper trarre vantaggio da questa nuova configurazione internazionale, dove gli USA stanno riposizionandosi e in parte ridimensionandosi. Si vedrà se utilizzerà la questione iraniana e i dazi per muovere alcuni passi in maniera indipendente dal contesto atlantico. L’Italia, dalla sua, può sicuramente giocare una partita di mediatore sia tra USA e Russia, che con la Cina guardando all’Africa. Sulla questione Russia, Roma dovrebbe tornare a quello spirito di Pratica di Mare dove il dialogo tra le potenze fu il movente per un equilibrio fiducioso post guerra fredda. Con la Cina, oltre ad una politica di polarizzazione degli investimenti, la ricerca di un dialogo sull’Africa dove Pechino è l’attore principale, potrebbe diventare un’occasione di rilancio di un ruolo di ponte con l’Oriente, un ruolo millenario dettato dalla geografia della penisola italiana al quale ancora una volta la storia sembra richiamare. Il nuovo Governo sembra aver coscienza di queste opportunità, lo stesso Presidente del Consiglio Conte ha espresso chiaramente questi indirizzi per la politica estera in occasione del G7. È quindi auspicabile che l’Italia e le istituzioni siano ben determinate nel perseguire la ricerca di un nuovo centralismo da cui il Paese può tornare a crescere, non solo economicamente.
di Alessandro Di Liberto