K metro 0 – Roma – Moavero Milanesi, il neoministro degli Esteri, in una recente intervista al Corriere della Sera, in relazione al tema migranti ha dichiarato che la questione dei migranti è sempre più sentita dall’opinione pubblica e che l’Unione Europea è rimasta latitante per troppi anni, specie in questi ultimi anni. Secondo il
K metro 0 – Roma – Moavero Milanesi, il neoministro degli Esteri, in una recente intervista al Corriere della Sera, in relazione al tema migranti ha dichiarato che la questione dei migranti è sempre più sentita dall’opinione pubblica e che l’Unione Europea è rimasta latitante per troppi anni, specie in questi ultimi anni. Secondo il ministro l’UE dovrebbe fare di più riguardo alla questione dei migranti e in particolare bisognerebbe modificare le “regole di Dublino”. Il ministro ha auspicato una vera volontà politica da parte dell’UE per rivedere le regole europee sul tema migranti nel prossimo vertice Ue che si terrà il prossimo 28 di giugno. Moavero Milanesi ha poi spiegato che il governo si è schierato contro una ennesima redistribuzione dei richiedenti asilo. Sulla questione della chiusura dei porti ai migranti sul territorio italiano ha chiarito poi che l’obiettivo è stato scuotere le coscienze dei governi per arrivare a un cambio di passo. Per il ministro è necessario fare velocemente per risolvere la questione migranti e ha quindi affermato che bisogna agire quanto più possibile nei Paesi d’origine e di transito, nel rispetto dei diritti umani e per contrastare il traffico di persone. Riguardo poi questi possibili hotspot in Africa ha asserito: «Non mi piace il termine hotspot, li chiamerei centri di assistenza, informazione e protezione. Servono nei Paesi da cui si parte, se possibile, o nelle regioni adiacenti e nei Paesi di transito”. Ha proseguito il ministro:
“Le odissee che affrontano queste persone sono tragiche. Durano mesi, anni. Pensiamo a punti di riferimento e rifugio, dove si possa magari cambiare idea e rientrare. Nei casi chiari di diritto di asilo, la verifica va organizzata il più vicino possibile ai luoghi di origine, dove individuare anche la destinazione più appropriata nella Ue; dopo, le persone vanno fatte viaggiare in condizioni degne». Sulla stessa linea del ministro, il premier Giuseppe Conte nel recente summit con il Presidente francese Emmanuel Macron all’Eliseo ha sostenuto, secondo quanto riportato dalla stampa, l’idea di una realizzazione di hotspot Ue «nei Paesi di origine e di transito» delle migrazioni, sostenendo la lotta alla tratta e una maggiore collaborazione con i Paesi africani.
Secondo il premier italiano: «Occorre ripensare il concetto di primo ingresso», ha dichiarato, perché «chi mette i piedi in Italia li mette in Europa». Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano l’dea degli hotspot in Africa ha diversi sostenitori tra cui l’austriaco Kurz, il liberale danese Lars Lokke Rasmussen, con un campo pilota da realizzare forse in Kosovo o in un’altro Paese balcanico, il nazionalista fiammingo Theo Francken, che gli hotspot li vorrebbe in Tunisia, e il premier ungherese Viktor Orban.
Recentemente il primo ministro danese Lars Lokke Rasmussen ai media locali, che spera che un progetto pilota possa aprire la strada a un sistema di asilo europeo ottimizzato. Ha detto nel discorso della ricorrenza della Costituzione della Danimarca: “Sono ottimista. Sulla base delle mie discussioni con altri leader europei – e del dialogo che sta avvenendo a livello ufficiale – mi auguro che saremo in grado di fare il primo passo quest’anno “.
In realtà la maggior parte dei paesi europei non si sono ancora espressi sul tema degli hotspot in Africa e diversi analisti avanzano dei dubbi sulla loro concreta realizzazione. La proposta italiana degli hotspot fa riferimento a strutture dell’Unione Europea, da allestire nei Paesi di origine e lungo le rotte migratorie, per l’identificazione dei migranti che vogliono presentare richiesta d’asilo ma si tratterebbe solo del 12 % dei migranti. Il dubbio però rimane per il restante 88% di migranti, quelli economici, senza diritto alcuno allo status di ‘rifugiato’ che difficilmente rinunceranno a raggiungere l’Europa. Inoltre, bisognerà capire quali stati africani accetteranno sul loro territorio delle strutture UE con personale europeo. Macron in merito alla questione si è già espresso negativamente all’idea di hotspot in Libia. Inoltre, sarebbero necessari accordi bilaterali e multilaterali, con questi paesi di transito il che richiede tempo e abile capacità diplomatica. Inoltre, poi ci potrebbero essere dei problemi di sicurezza per il personale europeo in questi centri di sicurezza. Questi Hotspot hanno quindi dei tempi lunghi di possibile attuazione inoltre la proposta italiana dovrà convincere i maggiori paesi europei che sembrano non dare seguito a questa proposta.