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Ue: in arrivo regolamento che ridisegnerà l’uso dei fondi

Ue: in arrivo regolamento che ridisegnerà l’uso dei fondi

K metro 0 – Bruxelles – Il regolamento che ridisegnerà l’uso dei fondi Ue è in arrivo e questo comporterà un inevitabile taglio dei stessi, in particolare del Fondo sociale europeo e Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Il taglio previsto sarà di 5 miliardi e riguarderà i fondi destinati agli Stati membri in difficoltà. Il

K metro 0 – Bruxelles – Il regolamento che ridisegnerà l’uso dei fondi Ue è in arrivo e questo comporterà un inevitabile taglio dei stessi, in particolare del Fondo sociale europeo e Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Il taglio previsto sarà di 5 miliardi e riguarderà i fondi destinati agli Stati membri in difficoltà. Il taglio della politica di coesione si aggirerebbe tra il 5 e il 7%, a determinarlo sarà il Fondo di coesione, riguarda principalmente i Paesi dell’Est (ma anche alcune regioni d’Italia tra cui Puglia, Sicilia, Campania, Lazio ecc.) sovvenziona i progetti nel settore dei trasporti e dell’ambiente negli Stati in cui il reddito nazionale lordo pro-capite è inferiore al 90% della media Ue. Il fondo di coesione scenderà da 63 a 46 miliardi. I tagli fin qui descritti descrivono la situazione complessiva europea, ma per sapere invece quanto toccherà ad ogni singolo Paese bisognerà attendere i criteri di riparto del Regolamento. C’è poi da considerare che con l’abbassamento di alcuni dei Pil europei regioni che attualmente sono considerate sviluppate potrebbero ormai non esserlo più.

Tutte queste misure sono state proposte dalla Commissione europea per bocca di Jean-Claude Juncker nella presentazione del prossimo Quadro finanziario pluriennale 2020-2027. Queste misure purtroppo sono fuori dalle logiche di solidarietà e cooperazione comunitarie che da sempre contraddistinguono la politica solidale europea. Queste sono state sostenute soprattutto da i Paesi Bassi, la Finlandia, la Danimarca, la Svezia e l’Austria che hanno attaccato la politica di coesione (e la politica agricola) che secondo loro hanno raggiunto ormai un livello di spesa “sconsiderato” dato che secondo loro un’’unione più piccola, a causa della Brexit, ha bisogno di un budget minore; inoltre sostengono che dal momento che i bilanci sui temi dei migrati, della sicurezza, della ricerca sono rivisti al rialzo, sarà necessario ridurre i fondi strutturali e l’agricoltura. Le nazioni invece che non sono soddisfatte di questi tagli sono Polonia, Estonia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Lettonia, Lituania, Slovacchia, Romania e Malta.

Il ministro uscente della Coesione territoriale e del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti ha commentato questi tagli: “Le nostre elaborazioni indicano, a prezzi costanti 2018, che il Fesr passerebbe dai 200,7 miliardi del 2014-2020 a 200,6 del 2021-2027 e l’Fse resterebbe a 88,6 miliardi”. Ha poi aggiunto: “Mi sembra che alla fine la battaglia per non tagliare il Fesr e l’Fse, condotta in prima fila dall’Italia coinvolgendo anche Germania, Francia e Spagna, abbia dato buoni risultati”.

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