K metro 0 – Roma – Il 2017 ha registrato una disastrosa serie di incendi boschivi, ottenendo il triste primato di una delle stagioni più devastanti delle ultime decadi, che lascia dietro di sé oltre 200 vittime: solo agli inizi di settembre, nei paesi dell’Ue sono andati in fumo 700mila ettari di terreno tra foreste
K metro 0 – Roma – Il 2017 ha registrato una disastrosa serie di incendi boschivi, ottenendo il triste primato di una delle stagioni più devastanti delle ultime decadi, che lascia dietro di sé oltre 200 vittime: solo agli inizi di settembre, nei paesi dell’Ue sono andati in fumo 700mila ettari di terreno tra foreste e zone agricole, la maggior parte nell’Europa meridionale. E si prevede, secondo il Rapporto “Forest Fires in Europe, Middle East and North Africa 2016” del Joint Research Centre per la Direzione generale dell’Unione Europea, che questi “megafuochi” catastrofici su larga scala siano un fenomeno in crescita, causati dall’effetto combinato di condizioni meteorologiche estreme e della carenza dei servizi che ruotano attorno all’ecosistema forestale.
Un contesto preoccupante in cui si inseriscono altri disastri naturali come le inondazioni e le tempeste tropicali che hanno colpito i territori europei d’oltreoceano e che hanno messo a dura prova i corpi di Protezione civile nelle loro attività di soccorso. I dati sono stati riportati in una nota dell’Europarlamento del 17 maggio 2018 a introdurre e motivare l’approvazione, da parte della Commissione per l’Ambiente, della proposta di potenziamento dei corpi di Protezione civile avanzata dall’eurodeputata Elisabetta Gardini del Partito popolare europeo, la quale ha dichiarato: «Il sistema attuale ha mostrato i suoi limiti, è essenziale dare una risposta a livello europeo». Il nuovo meccanismo, che non va a sostituire le normative nazionali ma vi si aggiunge integrandole, ha l’obiettivo di aiutare gli Stati membri a rispondere più efficacemente ai disastri (naturali o dolosi) con l’istituzione di una riserva di mezzi e attrezzature chiamata “RescEU” attraverso cui mettere in condivisione aeroplani, pompe ad alta capacità, ospedali da campo e squadre mediche di emergenza. La bozza di legge è stata approvata con 48 voti favorevoli, 8 contrari e 5 astensioni e sarà sottoposta a votazione alla Camera nel corso delle sessioni plenarie del 28 e 31 maggio 2018 a Strasburgo.
La proposta incassa anche il parere favorevole della Commissione per il bilancio: «un investimento nella prevenzione e nella preparazione alle catastrofi costituisce la migliore forma di protezione», ha sostenuto il relatore José Manuel Fernandes, non solo perché offre maggiori possibilità di salvare vite umane, ma anche perché evita gli «esorbitanti costi» che il verificarsi di una calamità richiede: «secondo i calcoli della Commissione, un euro speso nella preparazione alle catastrofi consente di risparmiare fino a 7 euro in operazioni di soccorso». Il costo totale del progetto è stimato in 280 mln di euro per il periodo 2018-20.
Il Servizio nazionale della Protezione civile, si legge in una pagina del Dipartimento governativo italiano, non è un organo ma una funzione, l’insieme delle attività messe in campo sia attraverso le amministrazioni (Stato, Regioni e Province autonome, Comuni, Prefetture, Comunità montane) sia tramite le strutture operative (Vigili del fuoco, Polizia, Carabinieri e Forestale, Croce rossa, Comunità scientifica, Soccorso alpino, Servizio sanitario nazionale e volontariato). Istituita con legge 225/1992, la Protezione civile garantisce «la prima risposta all’emergenza a livello locale per tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo che derivano dalle calamità» attraverso la previsione e prevenzione dei rischi, il soccorso delle popolazioni colpite e il superamento dell’emergenza.