K metro 0 – Roma – “La politica italiana spiegata a mia figlia” (compito difficile davvero, per qualsiasi padre!). Questo il titolo del libro di Franz Pagot, giornalista iscritto all’ Albo professionale della Gran Bretagna, direttore della fotografia in vari film importanti e nella pubblicità, scrittore e pittore, che è stato presentato ultimamente alla Sala
K metro 0 – Roma – “La politica italiana spiegata a mia figlia” (compito difficile davvero, per qualsiasi padre!). Questo il titolo del libro di Franz Pagot, giornalista iscritto all’ Albo professionale della Gran Bretagna, direttore della fotografia in vari film importanti e nella pubblicità, scrittore e pittore, che è stato presentato ultimamente alla Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati.
Un libro (dall’ ironico sottotitolo “Come si occupa una poltrona in Italia”, e con prefazione di Maurizio Costanzo) in cui l’ Autore prova a fornire alla figlia Elena, diciassettenne studente di Liceo, e al figlio più grande, studente del terzo anno di Medicina, una guida per orientarsi nel labirinto-rompicapo della nostra politica: cercando sempre di mettersi nei panni di un giovanissimo di oggi, che, comprensibilmente, non può non guardare allo spettacolo della politica nazionale come a un “teatro dell’ assurdo” alla Ionesco (se non – per dirla con una pungente espressione di Franco Ferrarotti – a un miserevole spettacolo di politici inconsapevolmente comici e di comici che fanno politica). La presentazione è stata aperta con una lettera di saluto da parte di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, che ha ricordato quello che dovrebbe essere il fine principale della politica, intesa in termini aristotelici, come servizio reso alla collettività: cioè pensare al bene comune. “Desidero esprimerle uno speciale ringraziamento per il Suo contributo a favore di una causa importante, quale la costruzione del futuro del nostro Paese attraverso il coinvolgimento delle nuove generazioni”, ha detto Zingaretti all’ Autore. “Quello che avremmo sempre voluto sentirci dire e nessuno ci ha mai detto sta in buona parte nel dialogo padre-figlia del libro di Pagot.”, scrive, in una recensione, Marco Galluzzo, giornalista del “Corriere della Sera”; mentre Pagot “sceglie il confronto padre-figlia per rimettere al centro di tutto la politica nel senso più nobile di questa accezione…”, sottolinea Gerardo Pelosi, del “Sole-24 Ore”.
Pagot, infatti, si propone anzitutto di stimolare l’attenzione alla vita pubblica nella vasta platea dei giovani dai 17 anni in su (che rappresentano il futuro dell’Italia), al momento attuale appena entrati in una società centrata sempre più da un lato sull’ “orgia” multi-mediatica, dall’ altro sull’ apparenza e sull’ effimero. Superando il luogo comune (dalle comprensibili origini, ma atto a spianare la strada alle peggiori forme di qualunquismo, e a rovinose avventure autoritarie) che vuole la politica per sua essenza marcia, e i politici inevitabilmente corrotti e incompetenti. Tutto questo è spiegato dall’ Autore in 12 capitoli, dove si parla un po’ di tutto: dalla storia d’ Italia, Paese che non ha mai avuto vere rivoluzioni, alle vicende della Repubblica, colta anche nelle sue figure migliori (da Einaudi a Pertini, da Enrico Mattei a Giovanni Falcone). Dai sistemi elettorali (sino al “Rosatellum”) al finanziamento dei partiti, al rapporto essenziale con l’Europa. Il tutto, con un occhio vòlto sempre al quadro internazionale; e senza trascurare giudizi obbiettivi su vicende come “Mani pulite” e su personaggi al centro del discorso, sono sempre gli eterni problemi italiani: la carenza di scuole, case, servizi davvero efficienti, l’ambiente, il populismo e la demagogia sempre in agguato; e, più recente, l’immigrazione. Di quest’ ultima, Piero Fassino, presidente del CESPI, Centro Studi di Politica Internazionale, intervenuto, ha risposto sulla questione dell’immigrazione in modo ampio che, però, questione che non può autorizzarne la strumentalizzazione a fini di bassa politica.
Concludono il libro un capitolo finale (il dodicesimo) inteso dal’ Autore come monito per chiunque cerchi nel libro stesso scorciatoie valide per “sfondare “in politica (ricordando quali importanti responsabilità attendono sempre chi riveste un incarico pubblico): e una lettera finale alla figlia Elena. In cui Pagot si sofferma su esperienze personali significative e chiude, in sostanza, con un atto d’ amore e di fiducia nei confronti di tutti i giovani, l’unico vero “capitale umano” di cui dispone oggi l’Italia per creare un futuro migliore.