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La complessità dell’Eurasia

La complessità dell’Eurasia

K metro 0 – Asia – Parlare dell’Eurasia oggi è parlare di complessità, di sfide e opportunità, di un’Europa assente e di un Oriente che si delinea come il nuovo centro del mondo. C’è poi l’ascesa a potenza regionale della Russia, che è ormai un dato di fatto, come l’ascesa cinese a potenza economica. L’eccezionalità

K metro 0 – Asia – Parlare dell’Eurasia oggi è parlare di complessità, di sfide e opportunità, di un’Europa assente e di un Oriente che si delinea come il nuovo centro del mondo. C’è poi l’ascesa a potenza regionale della Russia, che è ormai un dato di fatto, come l’ascesa cinese a potenza economica. L’eccezionalità di questi due paesi, membri BRICS però, è geografica e sta nell’essere due nazioni eurasiatiche e confinanti e così a sua volta anche l’India con la Cina. Un dato di non poco conto, con un peso, sia nell’analisi politica che economica a livello internazionale. Sullo sfondo vi è certamente la SCO, Shanghai Cooperation Organization, nata con lo scopo di difendere la stabilità e garantire la sicurezza.

L’organizzazione negli anni ha affrontato sia le sfide dello sviluppo, sia quelle del terrorismo, in un territorio vastissimo, che comprende anche quell’Heartland (cuore del mondo), che il geografo inglese Sir. Halford Mackinder considerava il cardine della strategia nel grande gioco del dominio mondiale. Un territorio ricco di materie prime, compreso fra la Federazione Russa e le Repubbliche dell’Asia Centrale. Un insieme di confini e mosaici etnici, come quello Kazako, ma anche quello cinese, che si intrecciano in dinamiche di portata globale. Dai più grandi contratti energetici della storia, come quello tra Russia e Cina, alle risorse minerarie del rame afgano e dell’uranio kazako, si passa a gasdotti e oleodotti che consolidano il potere dei rispettivi attori in gioco nella partita energetica. Ma non sono solo le ingenti risorse e i grandi gasdotti a rendere l’Eurasia un territorio centrale negli interessi geopolitici e geoeconomici mondiali. Dal 2013 con l’annuncio del presidente cinese Xi Jimping della Nuova Via della Seta, questa area geografica è tornata di vitale importanza anche per gli investimenti e le infrastrutture, sia terrestri che marittime. L’iniziativa cinese ormai nota al mondo è tuttavia complessa e sarebbe riduttivo bollarla come meramente legata al commercio, essa è a tutti gli effetti, una sofisticata forma di diplomazia, con la quale disegnare i nuovi equilibri incentrati sulla futura supremazia cinese. Una strategia del valore di circa 900 miliardi di euro che, secondo Pechino, renderà omogeneo lo sviluppo e le relazioni internazionali. La realizzazione di nuovi, grandi Istituti bancari, come la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), alla quale non hanno aderito solo gli USA, dà il senso del mutamento globale in atto. Istituita nel 2014, ha come scopo lo sviluppo infrastrutturale e tra i suoi membri fondatori annovera anche l’Italia, oltre a tutti i maggiori paesi europei. Anche se aperta al confronto, è inevitabilmente concorrente e alternativa ad Enti come la Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e Banca Asiatica per lo Sviluppo, controllati dagli Stati Uniti. Istituti come questi sono stati infatti parte dell’architrave del sistema di potere globale statunitense post ’45, strumenti oggi come mai prima d’ora messi in discussione, se si esclude la contrapposizione novecentesca tra NATO e Patto di Varsavia.

La spina dorsale dell’iniziativa cinese è una rete ferroviaria continentale, che ha come “ponte terrestre” la linea che dalla Cina arriva in Europa, passando per la Russia. Si tratta di una connessione anche fra i grandi porti europei, con treni che arrivano in Spagna, Regno Unito, Germania e Olanda. Tratte come la Torino-Lione permetteranno il passaggio dei treni merci attraverso l’Italia, sfruttando le reti europee TEN-T. Alcuni numeri danno già idea dell’iniziativa, come quelli della linea più lunga del mondo che, partendo da Yiwu, in Cina, dopo 21 giorni di viaggio porta il treno fino a Madrid, percorrendo 13.000 Km.  La Nuova Via della Seta è anche marittima, con Hub sia nell’Oceano Indiano che in Pakistan e in Sri Lanka e, nel Mediterraneo, con il Pireo greco. L’allargamento del canale di Suez è un impulso al traffico merci via mare, di cui l’Italia potrebbe approfittare con una mirata strategia marittima e portuale, a partire dal suo Meridione, per affiancarsi ai suoi importanti competitori nel Mediterraneo, come il già citato porto greco, come Algeciras in Spagna e come i grandi porti del Northern Range nel Nord Europa. Approfittando della polarizzazione degli investimenti per un nuovo baricentro mondiale, l’Italia può giocare di certo un ruolo importante e trarre profitti in ogni campo, grazie alla sua geografia sia marittima che terreste. Il nuovo secolo cinese passa anche attraverso altre iniziative finanziarie. Lo scorso marzo si è assistito ad una svolta epocale nelle transazioni internazionali, per il quale eventuale consolidamento occorreranno senz’altro anni. Alla borsa di Shanghai è progressivamente iniziata la quotazione del petrolio in Yuan: una sfida alla tradizionale egemonia del Dollaro, dovuta in parte proprio all’oro nero, di cui oltretutto la Cina è il primo consumatore mondiale. Se lo Yuan andrà a sostituire la divisa statunitense, potrà dirlo solo la Storia.

di Alessandro Di Liberto

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