K metro 0 – “Una proposta per trasformare l’Unione Europea attraverso l’Eurozona”. Questo il tema che, presso la sede nazionale della UIL in Via Lucullo, hanno affrontato, ultimamente, qualificati esperti di temi europei. Riuniti per iniziativa dell’ EURISPES, l’ente di ricerca sociale che, nato negli anni ’80 come ISPES, dopo poco aggiunse al suo nome
K metro 0 – “Una proposta per trasformare l’Unione Europea attraverso l’Eurozona”. Questo il tema che, presso la sede nazionale della UIL in Via Lucullo, hanno affrontato, ultimamente, qualificati esperti di temi europei. Riuniti per iniziativa dell’ EURISPES, l’ente di ricerca sociale che, nato negli anni ’80 come ISPES, dopo poco aggiunse al suo nome il prefisso “EUR”, appunto per indicare la propensione a una lettura in chiave europea dei temi politici, economici, sociali.
Proprio un “Laboratorio Europa”, coordinato dall’esperto Camillo Cedrone, ha voluto creare l’Eurispes, presentandolo al pubblico in quest’occasione: laboratorio inteso come “Think tank” , “in progress”, su tutti i campi d’azione dell’ Unione Europea. “Un’ Unione – ha sottolineato, in apertura, Gian Maria Fara, presidente Eurispes – in cui crediamo fortemente, ma di cui abbiamo criticato il grande allargamento a molti Paesi del 2007, forse non sufficientemente meditato; e le politiche economiche piu’ liberiste degli ultimi anni, dopo la grande crisi mondiale del 2008- 2009, che hanno prodotto solo una finanziarizzazione dell’economia. Con questo Laboratorio, vogliamo invece valorizzare i tanti risultati positivi assicurati dall’ Europa comunitaria in 60 anni, e formulare precise proposte di miglioramento”.
Coordinati dal giornalista Antonio Arrmellini, i relatori hanno analizzato anzitutto quelle che sono le ragioni politiche dell’integrazione europea: evidenziando (Sergio Fabbrini, docente alla LUISS di Roma, e Saverio Romano, responsabile del Dipartimento Mezzogiorno dell’ Eurispes) la natura inevitabile delle istituzioni comunitarie come luogo di confronto tra istanze soprattutto nazionali. “Allora”, ha aggiunto Romano, “se vogliamo valorizzare quelli che sono, invece, gli aspetti dell’ Unione piu’ vicini a veri organismi di governo democratico sovranazionale, l’unica strada può essere, subito dopo le prossime elezioni europee del 2019, il conferimento d’un vero mandato costituente al nuovo Europarlamento (a 30 anni esatti dal referendum nazionale italiano promosso sullo stesso tema, dai federalisti europei, nella primavera 1989, N.d.R.).
Sostanzialmente sulla stessa linea, gli interventi degli esperti più di questioni giuridico-istituzionali (Enzo Cannizzaro, Sandro Guerrieri e Francesco Gui, docenti tutti e 3 alla “Sapienza” di Roma): se è apprezzabile l’intento del presidente francese Macron e della cancelliera tedesca Merkel di presentare, al prossimo Consiglio europeo di giugno, una proposta complessiva di riforma dell’ Unione Europea, quando si scende nei dettagli della proposta non è facile orientarsi bene.”Creare una fumosa assemblea politica di secondo livello, mettendo insieme, sullo stesso piano, Europarlamento, Commissione e Consiglio europeo”, ha sottolineato Cannizzaro, “significa creare un vero pasticcio istituzionale, e rafforzare l’interesse dei singoli governi, anzichè dare piu’ leggittimità democratica alle decisioni comunitarie. Semmai bisogna rafforzare il ruolo della Commissione europea, cercando di farne – come già si tentò nei primi anni ’60 – un vero organo di governo dell’ Europa”. “Oggi, poi”, ha rilevato, autocriticamente, Francesco Gui, “nonostante un’indubbia propensione europea delle generazioni piì giovani, che diffusione effettiva hanno i valori dell’ integrazione europea tra i cittadini, nei posti di lavoro, negli uffici pubblici?”.
Motivi di maggior speranza, nelle relazioni degli esperti di economia: Umberto Triulzi, docente anche lui alla “Sapienza”, ha ricordato che, 2 anni fa, la Commissione europea ha emanato un regolamento, l’ELTIF (European Long Term Investment Found), da noi recepito, “italico more”, solo poco tempo fa (mentre il Regno Unito pre-Brexit lo fece in una settimana!). Regolamento che, se ben usato, coinvolgendo quelle poche vere banche nazionali di sviluppo promozionale (come, da noi, la Cassa Depositi e Prestiti), può portare alla creazione di appositi fondi europei per uno sviluppo neokeynesiano delle varie infrastutture nazionali (dai lavori pubblici alla sanità). Sulla stessa lunghezza d’onda-ha sottolineato l’altro economista Enzo Russo – è la proposta di Macron di creare un vero ministro delle Finanze europeo, capace di seguire adeguatamente questi piani.
Improntati al pessimismo, invece, gli interventi dei rappresentati dei sindacati confederali, Carlo Parietti (CGIL), Andrea Mone (CISL) e Cinzia Del Rio (UIL): quest’ultima ha ricordato – pochi mesi dopo il vertice di Goteborg del dicembre scorso sulle politiche sociali europee- l’ enorme diffusione, in tutta la UE, delle forme di lavoro atipico, spesso senza alcun tipo non solo di contrattazione collettiva nazionale, ma, a volte, neanche di regolare inquadramento del lavoratore. Tuttavia – hanno sottolineato i 2 rappresentanti del Governo uscente, Enrico Morando, viceministro dell’ Economia, e Paolo Baretta, sottosegretario al MEF – non bisogna cedere al pessimismo: “se guardiamo bene”, ha rilevato Morando, “il vero scontro nella UE, oggi, non è tanto tra Paesi europeisti classici e Paesi del “Gruppo di Visegrad” (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca), assai piu’ chiusi sui temi dell’ immigrazione; ma tra i primi, abbastanza disposti a una riforma UE in chiave d’ una vera sovranità europea (come anzitutto la Francia) e Paesi del Nordeuropa. Dai quali c’è da aspettarsi, prima o poi, la creazione d’ un blocco fortemente contrario”.
di Fabrizio Federici