K metro 0 – Ogni anno in Europa vengono sprecati circa 88 milioni di tonnellate di cibo per un costo che nel 2016 ha raggiunto i 143 miliardi di euro, e questi numeri sono destinati ad aumentare: nel 2020 si stima che saranno 120 le tonnellate di alimenti commestibili a finire nella spazzatura mentre nel
K metro 0 – Ogni anno in Europa vengono sprecati circa 88 milioni di tonnellate di cibo per un costo che nel 2016 ha raggiunto i 143 miliardi di euro, e questi numeri sono destinati ad aumentare: nel 2020 si stima che saranno 120 le tonnellate di alimenti commestibili a finire nella spazzatura mentre nel mondo intero si perde fino a un terzo del cibo che si produce, un fenomeno che investe sia i paesi in via di sviluppo sia quelli benestanti e che riflette una profonda crisi dei sistemi di produzione e consumo. Questi sono i dati allarmanti contenuti in un rapporto allegato a una proposta di legge rivoluzionaria presentata nel 2015 in Francia dal deputato socialista Guillaume Garot del ministero per l’Agricoltura e l’ambiente e votata all’unanimità nel 2017, frutto di un confronto politico attorno a una ricca serie di proposte e idee avanzate da 120 tra esperti e parti interessate attorno alla prevenzione, il recupero e il riciclo di cibo commestibile. Il rapporto è stato presentato in lingua inglese dal Natural Resources Defense Council a settembre 2015.
Prima nazione al mondo ad adottare una legge dedicata agli sprechi alimentari, negli ultimi anni la Francia è diventata sullo scenario internazionale un vero e proprio modello di virtù e coraggio. La legge infatti impone delle scelte obbliganti alle imprese in vista di un obiettivo ritenuto non solo etico, ma necessario, vietando a negozi e supermercati di buttare via cibo commestibile pena una multa che può arrivare fino a 75mila euro; saranno invece tenuti a sottoscrivere accordi con le oltre 5 mila organizzazioni di beneficenza che agiscono sul territorio e che dipendono da questa rete di Banques Alimentaires, “banche alimentari”, ricevendo ogni giorno le donazioni di materiale invenduto e non ancora scaduto. La nuova legge, oltre a incentivare la quantità e la qualità delle donazioni rendendo disponibili prodotti sempre freschi, comporta anche l’eliminazione di alcuni contratti vincolanti tra industrie alimentari e supermercati, che prima impedivano ad alcuni produttori di donare alimenti confezionati per un certo marchio e che venivano quindi gettati via. Un modo di ripensare tutta la filiera della grande distribuzione che, oltre a mettere in moto un “ecosistema” virtuoso, aiuta in maniera efficace i negozi a smaltire le eccedenze e le scorte.
La proposta di legge prevede 36 misure normative, sei delle quali sono state già approvate dai due rami del Parlamento, e sono divise in tre categorie: la prima riguarda l’organizzazione giornaliera a livello locale, l’educazione a un’alimentazione sostenibile, il divieto di distruzione di cibo e campagne di informazione al consumatore, e inoltre regola le porzioni e le dimensioni degli imballaggi ed estende incentivi fiscali per i prodotti agricoli trasformati; la seconda coinvolge la politica pubblica nella costituzione di un’agenzia dedicata a implementare le pratiche sui rifiuti alimentari e condurre studi su larga scala, creare programmi di certificazione e concedere benefici fiscali per negozianti e distribuzione in cambio di una maggiore garanzia di qualità dei prodotti donati, inoltre prevede la costituzione di un partenariato innovativo per superare le difficoltà logistiche; infine si propone di sviluppare nuove strategie a livello sia nazionale sia europeo per intervenire sulle normative e integrare l’argomento degli sprechi alimentari nei negoziati della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, secondo un principio di “cooperazione decentrata” che coinvolga anche la Fao e le varie agenzie di sviluppo; la Francia prevedeva già un meccanismo finanziario che incoraggia gli enti locali di gestione dei rifiuti a utilizzare l’1% delle loro entrate per finanziare progetti di cooperazione e sviluppo che affrontano il tema dell’inquinamento, e un meccanismo simile potrebbe essere istituito anche per gli sprechi alimentari.