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La spagna abbandona gli Eurobond

La spagna abbandona gli Eurobond

Un nuovo documento del ministero dell’economia spagnolo rivela un avvicinamento alle posizioni tedesche e francesi, dove gli Eurobond sono stati eliminati dall’agenda. K metro 0 – Il documento, che indica la“posizione della Spagna rispetto al progetto di rafforzamento dell’Unione economico e monetaria” (Uem), individua una strategia politico-economica che sembra avvicinarsi di più alle posizioni franco-tedesche,

Un nuovo documento del ministero dell’economia spagnolo rivela un avvicinamento alle posizioni tedesche e francesi, dove gli Eurobond sono stati eliminati dall’agenda.

K metro 0 – Il documento, che indica la“posizione della Spagna rispetto al progetto di rafforzamento dell’Unione economico e monetaria” (Uem), individua una strategia politico-economica che sembra avvicinarsi di più alle posizioni franco-tedesche,  mostrando un cambio di direzione; dato  che la Spagna di Mariano Rajoy è stato il Paese Ue con le posizioni più vicine a quelle italiane sul fronte delle riforme. Dal 2015, ad esempio, come l’Italia, Madrid invocava apertamente l’introduzione degli eurobond. Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy dichiarava lunedì 7 agosto 2017: “La Spagna scommetterà sull’esistenza di eurobond, un tesoro europeo che emette eurobond”, aggiungendo che ciò avrebbe rafforzato la credibilità del mercato dell’eurozona.

Questo documento redatto sotto la supervisione del nuovo Ministro dell’Economia, Roman Escolano chiarisce che esistono tre canali attraverso i quali le economie di un’Unione monetaria possono far fronte a degli turbolenze improvvise: il canale finanziario, quello dell’unione economica e il canale fiscale. Il primo canale è quello però privilegiato che sostiene il consolidamento dell’Unione bancaria tramite l’istituzione di uno schema di garanzia dei depositi paneuropeo (EDIS) e il rafforzamento del meccanismo unico di risoluzione. Il tema del canale finanziario può essere un punto di incontro con la politica economica francese e tedesca nel prossimo Consiglio europeo di giugno. Il documento propone inoltre la “riduzione dei divari di competitività” tra Paesi e il “rafforzamento del Mercato unico” e dà specifica importanza alle politiche fiscali nell’Ue che sono coordinate tramite il Patto di stabilità e crescita, il quale si appoggia sugli stabilizzatori fiscali nazionali. Questi che in tempo di non crisi possono essere sufficienti, in condizioni di emergenza finanziaria straordinaria possono risultare insufficienti e quindi il documento propone le seguenti iniziative fiscali: uno schema assicurativo coperto da un fondo inter-statale che possa aiutare i Paesi a coprire spese di natura welfaristica fuori dal comune per periodi limitati di tempo; un nuovo strumento a tutela degli investimenti e della crescita coordinato dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) che possa agire a livello pan-europeo qualora una crisi colpisca l’intera Unione monetaria; il rafforzamento del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) in funzione di piani di assistenza finanziaria soggetti a condizionalità senza che, però, quest’ultimo sostituisca la Commissione europea per quel che riguarda il monitoraggio regolare. ll documento sostiene inoltre l’Unione bancaria nel breve periodo, rafforzamento dell’integrazione economica nel medio e, infine, attivazione di nuovi strumenti fiscali pan-europei.

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