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I Balcani più vicini all’Europa

I Balcani più vicini all’Europa

K metro 0 – L’Europa inizia a parlare in modo concreto di estendere l’Unione Europea ai Balcani, in particolare a Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Bosnia-Erzegovina e  Macedonia (Repubblica ex-Jugoslava), grazie soprattutto all’impulso della Bulgaria, cui spetta la presidenza dell’UE per il primo semestre del 2018. Considerati una zona resa difficile dalla guerra di  Sarajevo, dai

K metro 0 – L’Europa inizia a parlare in modo concreto di estendere l’Unione Europea ai Balcani, in particolare a Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Bosnia-Erzegovina e  Macedonia (Repubblica ex-Jugoslava), grazie soprattutto all’impulso della Bulgaria, cui spetta la presidenza dell’UE per il primo semestre del 2018. Considerati una zona resa difficile dalla guerra di  Sarajevo, dai conflitti degli anni ’90 fino al crollo della Jugoslavia e la secessione del Kosovo dalla Serbia, oltre che un’area dove si incrociano forti interessi delle grandi potenze, i Balcani sembrano ora sulla strada giusta per entrare nell’UE. In particolare, secondo federica Mogherini “Il Montenegro e la Serbia hanno fatto buoni progressi nei negoziati. Lavoriamo anche verso un’opinione sulla richiesta della Bosnia-Erzegovina, e con le autorità del Kosovo stiamo lavorando su ulteriori progressi, sulla base dell’accordo di stabilizzazione e associazione che abbiamo”.

Sempre l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ha ammesso come “Questa decisione di raccomandare l’apertura dei negoziati è un incoraggiamento a questi Paesi a continuare sulla via delle riforme”.

Le riforme, appunto, sono il metro di paragone su cui l’Europa deciderà se i paesi balcanici potranno entrare nell’UE, e si basano su criteri di riforma giudiziaria, lotta alla criminalità organizzata, riforma della pubblica amministrazione, lotta alla corruzione e tutela dei diritti umani. Tutti i 6 paesi candidati hanno registrato negli ultimi anni un lieve, ma costante miglioramento del PIL, dell’occupazione, delle esportazioni e dei consumi interni. Ma la strada da fare è ancora molta, in parte anche per i dubbi di alcuni stati membri, che temono che un allargamento dell’Unione ad Est possa causare forti infiltrazioni di corruzione e criminalità organizzata. Johannes Hahn, Commissario europeo, ha ammesso infatti che “Ci sono ancora delle reticenze negli Stati ad accettare nuovi membri. In Austria, che è il mio Paese, la maggioranza dei cittadini è contraria”. Ma la direzione presa sembra ormai essere quella buona.

Una volontà sottolineata anche dall’imminente visita diplomatica di Donald Tusk che, dal 24 al 27 aprile, si è recato infatti a Tirana, Belgrado, Podgorica, Skopje e altre città balcaniche, incontrando i primi ministri dei rispettivi paesi per organizzare il vertice che si terrà a Sofia a maggio, organizzato proprio per migliorare il reciproco dialogo politico e la collaborazione tra Europa e Balcani,  che da sempre fanno parte del grande patrimonio culturale, spirituale e religioso dell’Europa.

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