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Il caso della nave Ong spagnola

Il caso della  nave Ong spagnola

K metro 0 – Pozzallo (Ragusa) – L’imbarcazione Ong spagnola Proactiva Open Arms, nave che in questi giorni è stata al centro di un caso diplomatico che vede coinvolta Italia, Malta e Libia, è stata sequestrata dalla polizia italiana nell’ambito di un’inchiesta aperta dalla procura di Catania. L’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata

K metro 0 – Pozzallo (Ragusa) – L’imbarcazione Ong spagnola Proactiva Open Arms, nave che in questi giorni è stata al centro di un caso diplomatico che vede coinvolta Italia, Malta e Libia, è stata sequestrata dalla polizia italiana nell’ambito di un’inchiesta aperta dalla procura di Catania.

L’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tre persone dell’equipaggio hanno ricevuto un avviso di garanzia, tra cui il capitano Marc Reige e la capomissione Anabel Montes. Gli spagnoli sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, in quanto non hanno riconsegnato i migranti soccorsi, lo scorso 15 marzo, ai guardacoste libici e non hanno interrotto i salvataggi in un’area in cui i libici avevano assunto il coordinamento delle operazioni e reclamavano il controllo sulla zona di ricerca e soccorso (Sar). Ripercorriamo gli eventi. Il 15 marzo scorso, di mattina, la centrale operativa della guardia costiera italiana contatta la nave per segnalare la presenza di un barcone con a bordo più di 100 persone, a più di 27 miglia dalle coste libiche. Una volta terminate le operazioni di soccorso, la Ong viene contatta via radio dalla guardia costiera di Tripoli che chiede la consegna dei migranti appena soccorsi. Richiesta respinta. Nella stessa giornata la nave soccorre altre imbarcazioni fino all’arrivo di una motovedetta libica che si frappone tra la Open Arms e un’imbarcazione, minacciando di usare la forza per farsi consegnare donne e bambini. Il portavoce di Proactive Open Arms, Riccardo Gatti, spiega: “Sappiamo che i libici hanno compiuto numerose azioni illegali, abusi e maltrattamenti ai danni dei migranti. Sappiamo anche che i libici non hanno giurisdizione in acque internazionali, anche se collaborano con l’Italia e l’Europa, quindi non abbiamo obbedito alla loro richiesta di trasferire i migranti”. Intanto la nave si vede rifiutare la richiesta di sbarcare in un porto europeo e il rifiuto di Malta  ad accogliere i migranti in condizioni mediche gravi. Su Twitter, il fondatore di Open Arms, Oscar Camps, denuncia la situazione, postando foto dei piccoli migranti a bordo, bisognosi di cure. “A causa del rifiuto di farci attraccare in un porto Europeo, il nostro team medico richiede l’immediata evacuazione dei malati più gravi a bordo. Che vergogna!” Nel tardo pomeriggio del 16 marzo, la nave ottiene il permesso di sbarcare a Pozzallo, salvando così 218 persone. “Non avremmo mai permesso a nessuno di restituirli all’inferno” commenta lo stesso Oscar Camps all’arrivo a Pozzallo. Ora, secondo quanto riferito ad Internazionale da Rosa Lo Faro, avvocato di fiducia del capitano della Ong,  l’accusa sarebbe quella di aver violato gli accordi previsti dalla missione europea Themis che, da febbraio, assegna la competenza delle acque internazionali a nord della Libia alla guardia costiera libica, spiegando, inoltre,  che nessuno ha potuto vedere i termini dell’accordo europeo e che “in ogni caso si tratterebbe della violazione di regole amministrative, non di norme di diritto internazionale”, infatti,  Lo Faro ritiene che gli spagnoli hanno agito in uno stato di necessità come previsto dalle leggi internazionali che regolano il soccorso in mare.

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